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Salario, Prezzo e Profitto

Karl Marx    

Salari e prezzi


(versione ipertestuale a c. Pdci-Cento   - cfr. tr. di Palmiro Togliatti  in  http://www.filosofico.net/salario.htm)


Osservazioni preliminari - 1. Produzione e salari - 2. Produzione, salari, profitti  - 3. Salari  e denaro - 4. Offerta e domanda - 5. Salari e prezzi  - 6. Valore e lavoro -7. La forza-lavoro - 8. La produzione del plusvalore - 9.  Il valore del lavoro  - 10. Come si crea il profitto  -11. Le diverse parti in cui si scompone il plusvalore  -12. Il rapporto generale tra profitti, salari e prezzi   - 13. I casi principali di aumenti di Salario - 14. La lotta tra capitale e lavoro

Salari e prezzi

Ridotte alla loro espressione teorica più semplice, le dimostrazioni del nostro amico si riducono tutte a questo unico dogma: "I prezzi delle merci vengono determinati o regolati dai salari". Potrei riferirmi a osservazioni pratiche e invocare la testimonianza di esse contro questo errore vecchio e ormai superato.

Vi potrei dire che gli operai di fabbrica, i minatori, i carpentieri navali e altri operai inglesi, il cui lavoro É relativamente ben pagato, battono tutte le altre nazioni per il basso prezzo dei loro prodotti, mentre, per esempio, l'operaio agricolo inglese, il cui lavoro é pagato relativamente male, é battuto da quasi tutte le altre nazioni per l'alto prezzo dei suoi prodotti. Confrontando un articolo con l'altro nello stesso paese, e confrontando le une con le altre le merci di diversi Paesi, potrei mostrarvi che, a parte alcune eccezioni più apparenti che reali, in media il lavoro pagato male produce le merci care. Naturalmente, ciò non proverebbe che gli alti prezzi del lavoro in un caso e il basso prezzo nell'altro caso siano la causa rispettiva di questi effetti diametralmente opposti, ma ad ogni modo ciò prova che i prezzi delle merci non sono determinanti dai prezzi del lavoro. Ad ogni modo, l'applicazione di questo metodo empirico é per noi completamente superflua.

Si potrebbe forse negare che il cittadino Weston abbia avanzato il dogma:

"I prezzi delle merci vengono determinati o regolati dai salari". Infatti, egli non ha mai dato questa formula. Egli dice al contrario che anche il profitto e la rendita sono parti integranti dei prezzi delle merci, perché sui prezzi delle merci debbono venir pagati non solo i salari, ma anche i profitti dei capitalisti e le rendite dei proprietari fondiari. Ma come, a suo avviso, vengono formati i prezzi? Innanzi tutto dai salari. Poi viene aggiunta ai prezzi una determinata percentuale a favore del capitalista e un'altra a favore del proprietario fondiario. Supponiamo che i salari degli operai impiegati nella produzione di una merce ammontino a dieci. Se il saggio del profitto é del 100 per cento, il capitalista aggiungerebbe dieci all'importo dei salari pagati, e se anche la rendita fosse il 100 per cento del salario, si aggiungerebbe un altro dieci, e il prezzo complessivo della merce salirebbe quindi a trenta. Ma una tale determinazione dei prezzi sarebbe semplicemente la loro determinazione sulla base dei salari. Se, nel nostro caso, i salari salissero a venti, il prezzo della merce salirebbe a sessanta, e così via. Per questo tutti i vecchi scrittori di economia politica, i quali sostenevano come un dogma che i salari regolano i prezzi, hanno tentato di provarlo trattando il profitto e la rendita come semplici aumenti percentuali aggiunti ai salari. Naturalmente nessuno di loro fu in grado di ricondurre a una legge economica qualunque i limiti di questi aumenti percentuali. Sembrava che essi credessero, invece, che i profitti sono determinati dalla tradizione, dall'abitudine, dalla volontà dei capitalisti, o sulla base di qualche altro metodo arbitrario e inspiegabile. Allorché essi sostengono che i profitti sono determinati dalla concorrenza fra i capitalisti, con ciò non dicono niente. Questa concorrenza può certamente rendere uguali i diversi saggi di profitto nei diversi rami dell'industria, oppure ridurli a un livello medio, ma essa non potrà mai determinare questo livello stesso, o il saggio generale del profitto.

Che cosa intendiamo dire quando affermiamo che i prezzi delle merci sono determinati dai salari? Poiché‚ i salari non sono che un termine per designare il prezzo del lavoro, intendiamo dire con ciò che i prezzi delle merci sono determinati dal prezzo del lavoro. Poiché prezzo é valore di scambio, - e quando dico valore, intendo sempre valore di scambio -, e cioè valore di scambio espresso in denaro, la cosa si riduce a dire che "il valore del lavoro é la misura generale del valore".

Ma allora come viene determinato a sua volta il "valore del lavoro"? Qui arriviamo a un punto morto. A un punto morto, naturalmente, se cerchiamo di ragionare logicamente. I sostenitori di quella dottrina non hanno però troppi scrupoli logici. Prendete, per esempio, il nostro amico Weston.

Prima egli ci ha detto che i salari regolano i prezzi delle merci e che perciò i prezzi devono salire quando salgono i salari. Poi ha fatto un mezzo giro per mostrarci che un aumento dei salari non servirebbe a niente perché i prezzi delle merci sono saliti, e perché i salari di fatto sono misurati dai prezzi delle merci per le quali essi vengono spesi. Incominciamo dunque con l'affermazione che il valore del lavoro determina il valore della merce, e terminiamo con l'affermazione che il valore della merce determina il valore del lavoro. Ci aggiriamo dunque in un circolo vizioso e non arriviamo a nessuna conclusione.

Insomma é evidente che se noi facciamo del valore di una merce qualsiasi, per esempio del lavoro, del grano, o di un'altra merce qualunque, la misura generale e il regolatore del valore, non facciamo altro che spostare la difficoltà, perché determiniamo un valore per mezzo di un altro valore che, a sua volta, ha bisogno di essere determinato.

Espresso nella sua forma più astratta, il dogma che i salari determinano i prezzi delle merci si riduce a dire che il valore é determinato dal valore, e questa tautologia significa, in realtà, che del valore non sappiamo niente.

Se ammettiamo questa premessa, ogni discussione sulle leggi generali dell'economia politica diventa pura chiacchiera. Il grande merito di Ricardo era perciò che egli, nella sua opera sui Principi dell'economia politica, pubblicata nel 1817, distruggeva dalle fondamenta la vecchia dottrina popolare falsa e fallita, secondo la quale i salari determinano i prezzi, dottrina falsa che Adamo Smith e i suoi predecessori francesi avevano respinto nelle parti veramente scientifiche delle loro ricerche, riproducendola però nei loro capitoli più superficiali e di volgarizzazione. 

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