Manifesto del Partito Comunista
Karl Marx - Friedrich Engels
III.
LETTERATURA SOCIALISTA E COMUNISTA
(versione ipertestuale a c. PdCI-Cento, altro testo pubblicato in http://www.filosofico.net/manifesto.htm)
Prefazioni e indirizzo al lettore italiano - I. Il Manifesto del Partito Comunista - I. BORGHESI E PROLETARI - II. PROLETARI E COMUNISTI - III. LETTERATURA SOCIALISTA E COMUNISTA - IV. POSIZIONE DEI COMUNISTI NEI CONFRONTI DEI DIVERSI PARTITI DI OPPOSIZIONE
III
LETTERATURA SOCIALISTA E COMUNISTA
1. Il socialismo reazionario
a) Il socialismo feudale
L'aristocrazia francese e inglese era spinta dalla sua posizione storica a
produrre dei pamphlet contro la moderna società borghese. Nella rivoluzione
francese del luglio 1830 e nel movimento riformatore inglese l'aristocrazia era
stata ancora una volta sconfitta dall'aborrito nuovo venuto. Non restava più
traccia di un serio conflitto politico. Restava solo il conflitto letterario. Ma
sul terreno letterario i vecchi stereotipi della restaurazione28 erano diventati
obsoleti. Per conquistarsi delle simpatie, l'aristocrazia doveva far finta di
perdere di vista i propri interessi per formulare il proprio atto di accusa
contro la borghesia nell'interesse esclusivo dei lavoratori. Si preparava così
la soddisfazione di poter intonare invettive contro il suo nuovo signore, e di
soffiargli nell'orecchio profezie più o meno disastrose.
Nacque così il socialismo feudale, metà lamentazione, metà libello; metà eco
del passato, metà incombere del futuro; colpiva la borghesia al cuore con
giudizi amari e spiritosamente laceranti, ma con un effetto curioso, derivante
dalla totale incapacità di capire il corso della storia moderna.
Questi aristocratici sventolavano la proletaria bisaccia da mendicante come
fosse la loro bandiera, cercando di radunare il popolo dietro le loro parole
d'ordine. Ma ogni volta che seguiva il richiamo degli aristocratici, il popolo
scopriva sui loro posteriori le vecchie insegne feudali e li abbandonava fra
acuti e irrispettosi sghignazzi.
Una parte dei legittimisti francesi e la Giovane Inghilterra hanno espresso le
punte più alte di questa messinscena.
Quando i feudatari dimostrano che il loro sistema di sfruttamento era
strutturato in modo diverso da quello borghese, dimenticano però che loro
sfruttavano in condizioni completamente diverse e ormai superate. Quando
dimostrano che sotto il loro dominio non esisteva il moderno proletariato,
dimenticano però che proprio la borghesia moderna è un erede necessario del
loro ordine sociale.
D'altronde essi celano così poco il carattere reazionario della loro critica
che la loro accusa principale contro la borghesia è che sotto il suo regime si
sviluppa una classe che farà saltare in aria tutto il vecchio ordine sociale.
Di più, essi accusano la borghesia di produrre un proletariato rivoluzionario,
non un proletariato tout court.
Nella prassi politica gli aristocratici partecipano dunque a tutte le misure di
forza contro la classe lavoratrice, e nella vita quotidiana, malgrado i loro
torniti stereotipi, si adattano a cogliere le mele d'oro31, e a scambiare
fedeltà, amore, onore col commercio della lana di pecora, della barbabietola e
della grappa .
Come il sacerdote è sempre andato d'accordo con il feudatario, così il
socialismo pretesco si accompagna a quello feudale.
Non c'è nulla di più facile che dare all'ascetismo cristiano un tocco
socialistico. Forse che il cristianesimo non si è mobilitato anch'esso contro
la proprietà privata, contro il matrimonio, contro lo Stato? Non ha forse
predicato, al loro posto, la beneficenza, la carità, il celibato e la
mortificazione della carne, la vita monacale e la Chiesa? Il socialismo sacro è
solo l'acquasanta con cui il sacerdote benedice l'ira degli aristocratici.
b) Il socialismo piccolo-borghese
L'aristocrazia feudale non è l'unica classe ad essere stata rovesciata dalla
borghesia e le cui condizioni di vita siano deperite e poi estinte nella moderna
società borghese. La piccola borghesia medievale e i piccoli contadini sono
stati i precursori della moderna borghesia. Nei paesi meno sviluppati
industrialmente e commercialmente questa classe continua a vegetare accanto alla
borghesia in ascesa.
Nei paesi in cui si è sviluppata la civiltà moderna, si è formata una nuova
piccola borghesia che oscilla fra il proletariato e la borghesia e che si
ricostituisce sempre di nuovo come complemento della società borghese. Ma i
piccoli borghesi vengono regolarmente risospinti dalla concorrenza verso il
proletariato, anzi, con lo sviluppo della grande industria essi si avvicinano al
punto in cui spariranno del tutto come elemento autonomo della società moderna
e verranno rimpiazzati - nel commercio, nella manifattura e nell'agricoltura -
da sorveglianti di fabbrica e da servitori.
In paesi come la Francia, dove i contadini sono assai più della metà della
popolazione, era ovvio che gli intellettuali schieratisi per il proletariato
contro la borghesia usassero il metro del piccolo borghese e del piccolo
contadino e prendessero partito per i lavoratori dal punto di vista
piccolo-borghese. Così si formò il socialismo piccolo-borghese. Il più alto
esponente di questa letteratura è Sismondi , non solo in Francia ma anche in
Inghilterra.
Questo socialismo ha scandagliato con somma acribia le contraddizioni dei
rapporti di produzione moderni. Ha smascherato gli ipocriti abbellimenti degli
economisti. Ha dimostrato irrefutabilmente gli effetti distruttivi delle
macchine e della divisione del lavoro, la concentrazione dei capitali e della
proprietà fondiaria, la sovrapproduzione, le crisi, il necessario tramonto dei
piccoli borghesi e dei piccoli contadini, la miseria del proletariato,
l'anarchia della produzione, le stridenti sproporzioni nella distribuzione della
ricchezza, la guerra industriale di sterminio tra le nazioni, la liquidazione
dei vecchi costumi, dei vecchi rapporti familiari, delle vecchie nazionalità.
In termini positivi questo socialismo vuole però o ricostituire gli antichi
mezzi di produzione e di scambio e con essi gli antichi rapporti di proprietà e
la vecchia società, o rinserrare nuovamente, di forza, entro i vincoli dei
vecchi rapporti di proprietà, i moderni mezzi di produzione e di scambio che
liquidano e non potevano non liquidare proprio quei vecchi rapporti. In entrambi
i casi questo socialismo è reazionario e utopistico.
Corporazioni nella manifattura ed economia patriarcale nelle campagne: queste
sono le sue ultime parole.
Nel suo ulteriore sviluppo questa corrente, dopo tanta eccitazione, si è spenta
in una vile atonia35.
c) Il socialismo tedesco, ovverosia il "vero" socialismo
La letteratura socialista e comunista francese, sorta sotto la pressione della
borghesia egemone, e che è l'espressione letteraria della lotta contro questa
egemonia, fu importata in Germania proprio quando la borghesia cominciava la sua
lotta contro l'assolutismo feudale.
Filosofi tedeschi, mezzi filosofi e anime belle si impadronirono avidamente di
quella letteratura, solo dimenticando che le condizioni di vita francesi non
erano immigrate in Germania insieme a quegli scritti. Nell'impatto con la
situazione tedesca la letteratura francese perse ogni significato pratico
immediato e assunse un aspetto puramente letterario, fino a dover apparire come
oziosa speculazione sulla società vera36, sulla realizzazione dell'essere
umano. Allo stesso modo le rivendicazioni della prima rivoluzione francese
avevano avuto per il filosofo tedesco del XVIII secolo solo il senso di
rivendicazioni generali della "ragion pratica", e l'espressione della
volontà della borghesia rivoluzionaria francese aveva per loro il senso di
leggi della pura volontà, della volontà come deve essere, della volontà
veramente umana.
Il lavoro dei letterati tedeschi si risolse nell'accordare le nuove idee
francesi con la loro vecchia coscienza filosofica, o anzi nell'appropriarsi
delle idee francesi dal loro punto di vista filosofico.
Tale appropriazione avvenne nel modo in cui ci si impadronisce di una lingua
straniera, con la traduzione.
È noto come i monaci annotassero con insipide storie cattoliche di santi i
manoscritti che recavano i classici dell'antico mondo pagano. I letterati
tedeschi fecero l'opposto con la letteratura francese profana. Scrissero le loro
sciocchezze dietro l'originale francese. Per esempio dietro la critica francese
dei rapporti patrimoniali essi scrissero "alienazione dell'essere
umano", dietro la critica francese dello Stato borghese scrissero
"abolizione del dominio dell'universale astratto", e così via.
Essi battezzarono questa insinuazione delle loro espressioni filosofiche nel
contesto francese come "filosofia dell'azione", "vero
socialismo", "scienza tedesca del socialismo", "fondazione
filosofica del socialismo", ecc.
La letteratura francese socialista e comunista fu così perfettamente evirata. E
poiché in mano tedesca essa cessava di esprimere la lotta di una classe contro
l'altra, il tedesco era conscio di aver superato la "unilateralità
francese", d'essersi fatto interprete non dei bisogni veri, ma del bisogno
della verità, non degli interessi proletari, ma di quelli del genere umano,
dell'uomo in assoluto, dell'uomo che non appartiene ad alcuna classe, meno che
mai alla realtà, ma solo al nebuloso cielo della fantasia filosofica.
Questo socialismo tedesco, che tanto seriamente aveva preso le sue goffe
esercitazioni scolastiche e tanto sguaiatamente le strombazzava, perdette
tuttavia, a poco a poco, la sua pedante innocenza.
La lotta della borghesia tedesca, in particolare di quella prussiana, contro i
feudatari e contro l'assolutismo regio - in una parola: il movimento liberale -
divenne più seria.
Venne così offerta al "vero" socialismo l'auspicata possibilità di
opporre le rivendicazioni socialiste al movimento politico, di scagliare i
tradizionali anatemi contro il liberalismo, contro lo Stato rappresentativo,
contro la concorrenza borghese, contro la libertà di stampa borghese, il
diritto borghese, la libertà e l'uguaglianza borghese, e di predicare alla
massa del popolo che essa non aveva nulla da guadagnare ma tutto da perdere da
questo movimento borghese. Il socialismo tedesco dimenticò per tempo che la
critica francese, di cui esso rappresentava l'ottusa eco, presuppone la società
moderna borghese con le sue proprie condizioni materiali di esistenza e la
corrispondente costituzione politica, tutti presupposti per la cui conquista in
Germania la lotta era appena cominciata.
Il "vero" socialismo servì ai governi assoluti tedeschi con il loro
codazzo di pretonzoli, maestrucoli, nobilastri e burocrati come gradito
spauracchio contro la borghesia minacciosamente in marcia.
Esso rappresentò il complemento dolciastro delle aspre scudisciate e delle
schioppettate con cui quegli stessi governi trattavano le sollevazioni dei
lavoratori tedeschi.
Il "vero" socialismo diventava così un'arma nelle mani dei governi
contro la borghesia tedesca, e allo stesso tempo difendeva anche direttamente un
interesse reazionario, l'interesse della piccola borghesia tedesca . In Germania
la piccola borghesia rappresenta l'effettivo bastione sociale della società
attuale, una piccola borghesia costituitasi nel XVI secolo e da allora sempre
riaffiorante in forme diverse.
La sua conservazione è la conservazione dell'attuale società tedesca. Essa
teme di essere ineluttabilmente distrutta dall'egemonia industriale e politica
della borghesia, sia per effetto della concentrazione del capitale che per il
sorgere di un proletariato rivoluzionario. Le parve che il "vero"
socialismo le prendesse due piccioni con una fava. Esso si diffondeva come
un'epidemia.
La veste tessuta di ragnatela speculativa, ornata di fiori retorici da anime
belle, imbevuta di rugiada sentimentale ebbra d'amore, questa veste di
esaltazione nella quale i socialisti tedeschi avvolgevano un paio di
scheletriche "verità eterne" non fece che moltiplicare lo spaccio
della loro merce presso quel pubblico.
Da parte sua il socialismo tedesco riconobbe sempre più la sua vocazione di
altezzoso rappresentante di questa piccola borghesia.
Esso ha proclamato la nazione tedesca nazione normale, il borghesuccio38 tedesco
uomo normale. Esso ha conferito a ogni abiezione di costui un nascosto alto
senso socialistico, sicché l'abiezione significava l'opposto di se stessa. Fino
a trarre le estreme conseguenze, insorgendo direttamente contro la "rozza
tendenza distruttiva" del comunismo e affermando la sua imparziale
superiorità rispetto a tutte le lotte di classe. Con pochissime eccezioni,
quanto circola in Germania di pretesi scritti socialisti e comunisti appartiene
all'ambito di questa sporca indisponente letteratura39.
2. Il socialismo conservatore, ovverosia borghese
Una parte della borghesia conta di rimediare alle ingiustizie sociali per
garantire l'esistenza della società borghese.
È il caso di economisti, filantropi, umanitari, miglioratori della condizione
delle classi lavoratrici, benefattori, protettori degli animali, promotori di
associazioni di temperanza, riformatori di ogni risma e colore. E questo
socialismo borghese è stato elaborato in interi sistemi.
Come esempio prendiamo la Philosophie de la misère di Proudhon .
I socialisti borghesi vogliono le condizioni di esistenza della società moderna
ma senza le lotte e i pericoli che pure ne sono necessaria conseguenza. Vogliono
la società attuale ma senza gli elementi intesi a rivoluzionarla ed eliminarla.
Vogliono la borghesia senza il proletariato. La borghesia si rappresenta il
mondo in cui domina come il migliore dei mondi possibili. Il socialismo borghese
elabora questa rappresentazione consolatoria sotto forma di un mezzo o di un
intero sistema. Quando esorta il proletariato a realizzare i suoi sistemi per41
irrompere nella nuova Gerusalemme, in fondo non fa che pretendere dal
proletariato di restare confitto nella società attuale rinunciando però alle
odiose idee che se ne è fatto.
Una seconda forma di questo socialismo, meno sistematica e più pratica, cercava
di togliere alla classe lavoratrice ogni tentazione rivoluzionaria, sostenendo
che a giovarle avrebbe potuto essere non un qualsiasi mutamento politico, ma
solo un mutamento delle condizioni materiali di esistenza, dunque dei rapporti
economici. Per mutamento delle condizioni materiali di esistenza questo tipo di
socialismo non intende però in alcun modo l'abolizione dei rapporti borghesi di
produzione, possibile solo con la rivoluzione, ma miglioramenti amministrativi
che restino sul terreno di questi rapporti di produzione; che dunque non
tocchino affatto il rapporto tra capitale e lavoro salariato, ma che semmai nel
migliore dei casi alleggeriscano alla borghesia i costi del suo dominio e
semplifichino il bilancio del suo Stato.
Il socialismo borghese corrisponde al suo proprio carattere solo quando diventa
pura figura retorica.
"Libero commercio!" nell'interesse della classe lavoratrice;
"dazi protettivi!" nell'interesse della classe lavoratrice;
"carcere cellulare!" nell'interesse della classe operaia: questa è
l'ultima parola, l'unica detta sul serio, del socialismo borghese.
Il loro socialismo consiste appunto nella tesi che i borghesi sono borghesi
nell'interesse della classe operaia.
3. Il socialismo e comunismo critico-utopistici
Non parliamo qui della letteratura che in tutte le grandi rivoluzioni moderne ha
espresso le rivendicazioni del proletariato (scritti di Babeuf43 e così via).
I primi tentativi del proletariato di imporre il suo proprio interesse di classe
in un'epoca di sommovimento generale, nel periodo della liquidazione del dominio
feudale, fallirono necessariamente a causa della forma immatura del proletariato
stesso, e anche perché mancavano le condizioni materiali per la sua
emancipazione, appunto prodotte solo nell'età borghese. La letteratura
rivoluzionaria che accompagnò queste prime apparizioni del movimento proletario
è per il suo contenuto inevitabilmente reazionaria. Essa postula un ascetismo
generale e un rozzo egualitarismo.
I sistemi propriamente socialisti e comunisti, i sistemi di Saint-Simon , di
Fourier , di Owen , ecc., emergono nella prima e non sviluppata fase della lotta
fra proletariato e borghesia, di cui abbiamo trattato sopra (si veda
"Borghesi e proletari").
I fondatori di quei sistemi colgono certo la contrapposizione fra le classi,
come pure l'efficacia degli elementi dissolventi in seno alla stessa classe
egemone. Ma non colgono affatto l'autonomo ruolo storico del proletariato, non
colgono alcun movimento politico proprio del proletariato.
Poiché lo sviluppo della contrapposizione fra le classi procede di pari passo
con lo sviluppo dell'industria, essi non trovano neppure le condizioni materiali
per l'emancipazione del proletariato e si lanciano allora alla ricerca di una
scienza sociale, di leggi sociali utili a creare tali condizioni.
Al posto dell'attività sociale deve subentrare la loro propria inventiva
personale, al posto delle condizioni storiche dell'emancipazione del
proletariato devono subentrare condizioni immaginarie, al posto della graduale
organizzazione del proletariato in classe deve subentrare un'organizzazione
della società da loro stessi escogitata. Per costoro la storia universale a
venire si dissolve nella propaganda e nella realizzazione pratica dei loro
progetti sociali.
Non che essi non siano consapevoli di sostenere nei loro progetti anzitutto
l'interesse della classe lavoratrice in quanto classe che soffre. Il
proletariato esiste per loro solo sotto questo aspetto di classe che soffre.
Essi sono però spinti dalla forma non sviluppata della lotta di classe come
pure dalla loro stessa condizione esistenziale a considerarsi molto superiori a
quella contrapposizione di classe. Essi vogliono migliorare le condizioni di
vita di tutti i membri della società, anche dei più agiati. Fanno perciò
continuamente appello alla società intera, senza distinzioni, anzi
prevalentemente alla classe dominante. Basta solo capire il loro sistema per
riconoscervi il miglior progetto possibile per la migliore delle società
possibili.
Sicché essi rifiutano ogni azione politica, in particolare ogni azione
rivoluzionaria. Puntano a raggiungere il loro obiettivo per via pacifica e
tentano di aprire la strada al nuovo vangelo sociale con il potere dell'esempio,
attraverso piccoli esperimenti che naturalmente sono destinati a fallire.
Questa rappresentazione fantastica della società futura - in un'epoca in cui il
proletariato è ancora pochissimo sviluppato e dunque si rappresenta la propria
posizione in modo fantasioso - rispecchia il primo impulso del proletariato che
presagisce una trasformazione complessiva della società.
Gli scritti socialisti e comunisti contengono però anche elementi critici. Essi
attaccano tutte le fondamenta della società esistente. Hanno perciò offerto
materiali molto apprezzabili per la maturazione dei lavoratori. Le loro
affermazioni positive sulla società futura, cioè l'abolizione della
contrapposizione di48 città e campagna, della famiglia, del guadagno privato,
del lavoro salariato, l'annuncio dell'armonia sociale, la trasformazione dello
Stato in pura amministrazione della produzione, tutte queste loro affermazioni
esprimono semplicemente la scomparsa della contrapposizione fra le classi che
proprio allora comincia a svilupparsi e che essi conoscono solo nella sua prima
informe indeterminatezza. Sicché queste affermazioni hanno un senso puramente
utopistico.
L'importanza del socialismo e comunismo critico-utopistici è inversamente
proporzionale allo sviluppo storico. Nella stessa misura in cui la lotta di
classe si sviluppa e prende forma, quel fantasticato elevarsi al di sopra di
essa, quella immaginaria lotta contro di essa perde ogni valore pratico e ogni
giustificazione teorica. Se anche i fondatori di quei sistemi erano dunque sotto
diversi aspetti dei rivoluzionari, i loro allievi non fanno che formare ogni
volta delle sette reazionarie. Si aggrappano alle vecchie tesi dei maestri
contro il progressivo sviluppo storico del proletariato. Epperciò cercano di
smussare di nuovo la lotta di classe e di mediare fra gli estremi. Continuano
pur sempre a sognare la realizzazione sperimentale delle loro utopie sociali,
l'istituzione di singoli falansteri, la fondazione di colonie in patria, la
creazione di una piccola Icaria - la copia in dodicesimo della nuova Gerusalemme
-, e per l'edificazione di tutti questi castelli spagnoli debbono appellarsi
alla filantropia dei cuori e dei portafogli borghesi. A poco a poco cadono nella
categoria dei summenzionati socialisti reazionari o conservatori, differendo da
questi solo per una più sistematica pedanteria, per la fede fanatica e
superstiziosa nei meravigliosi effetti della loro scienza sociale.
Essi dunque si oppongono aspramente a ogni movimento politico dei lavoratori,
che non potrebbe non derivare che da cieca miscredenza nel nuovo vangelo.
Gli owenisti in Inghilterra, i fourieristi in Francia, reagiscono lì contro i
cartisti, qui contro i riformisti .
IV
POSIZIONE DEI COMUNISTI NEI CONFRONTI DEI DIVERSI PARTITI DI OPPOSIZIONE
In base a quanto affermato nel secondo capitolo, il rapporto dei comunisti verso
i partiti dei lavoratori che si sono appena costituiti, cioè verso i cartisti
in Inghilterra e verso i riformatori agrari nell'America del Nord, appare
evidente.
Essi lottano per raggiungere gli scopi e per servire gli interessi più
immediati della classe lavoratrice, ma nel movimento attuale rappresentano anche
il futuro del movimento. In Francia i comunisti si uniscono al partito
socialista democratico51 contro la borghesia conservatrice e radicale, senza
perciò rinunciare al diritto di atteggiarsi criticamente verso gli stereotipi e
le illusioni tramandate dalla tradizione rivoluzionaria.
In Svizzera essi sostengono i radicali, senza dimenticare che questo partito si
compone di elementi contraddittori, in parte di socialisti democratici in senso
francese, in parte di borghesi radicali.
Tra i polacchi i comunisti sostengono il partito che fa della rivoluzione
agraria la condizione della liberazione nazionale; lo stesso partito che chiamò
all'insurrezione di Cracovia nel 1846.
In Germania il partito comunista lotta insieme alla borghesia - in tanto in
quanto la borghesia si presenta come rivoluzionaria - contro la monarchia
assoluta, la proprietà fondiaria feudale e il piccolo borghesume.
Ma esso non trascura nemmeno per un istante di promuovere nei lavoratori una
coscienza - la più chiara possibile - della contrapposizione mortale di
borghesia e proletariato, in modo che i lavoratori tedeschi possano subito
rivoltare, come altrettante armi contro la borghesia, le condizioni sociali e
politiche che la borghesia deve affermare insieme alla propria egemonia, e in
modo che immediatamente dopo il crollo delle classi reazionarie in Germania
possa subito cominciare la lotta contro la stessa borghesia.
I comunisti concentrano il massimo di attenzione sulla Germania, perché la
Germania è alla vigilia di una rivoluzione borghese, e perché essa porta a
compimento questo rivolgimento nel contesto di una civiltà europea più
progredita e con un proletariato molto più evoluto che non l'Inghilterra nel
XVII e la Francia nel XVIII secolo. La rivoluzione borghese tedesca può dunque
essere solo l'immediato preludio di una rivoluzione proletaria.
In una parola, i comunisti sostengono dovunque ogni movimento rivoluzionario
diretto contro le condizioni sociali e politiche esistenti.
In tutti questi movimenti i comunisti mettono in rilievo la questione della
proprietà - qualsiasi forma, più o meno sviluppata, essa abbia preso - come
questione centrale del movimento.
Infine, i comunisti lavorano dovunque al collegamento e al rafforzamento dei
partiti democratici di tutti i paesi.
I comunisti sprezzano l'idea di nascondere le proprie opinioni e intenzioni.
Essi dichiarano apertamente di poter raggiungere i loro obiettivi solo con il
rovesciamento violento di ogni ordinamento sociale finora esistente. Che le
classi dominanti tremino al pensiero di una rivoluzione comunista. I proletari
non hanno da perdervi altro che le proprie catene. Da guadagnare hanno un mondo.
Proletari di tutti i paesi, unitevi!