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Alla presenza di un  pubblico numeroso si è svolto a Cento la sera di giovedì 10 aprile nella Sala Zarri del Palazzo del Governatore il Convegno sull'Industria Centese, organizzato dalla Sezione locale dei Comunisti Italiani.

Introdotto da Elena Grimaldi della Federazione provinciale PdCI, la quale ha ricordato che il tema del  ristabilimento del diritto internazionale e della fine immediata della guerra è oggi comunque l'elemento che condiziona ogni altra considerazione umana e politica,  ha tenuto la relazione iniziale Fabio Scarpa, responsabile del settore Lavoro ed Economia della Sezione di Cento.

Sul tema di Scarpa è poi intervenuto Guidalberto Guidi, vice presidente di Confindustria, che ha delineato un quadro preoccupante della situazione economica e politica italiana: da una decina d'anni non sorgono più medie imprese. In sostanza ha sostenuto che nel quadro economico mondiale attuale non è più gestibile la contrattazione tra le parti sociali. Guidi si è chiesto chi oggi è in grado di  indicare una via alternativa di sviluppo. 

Duccio Campagnoli, assessore regionale Attività Produttive, ha invece posto l'accento sulla validità della concertazione, e ha evidenziato come l'asse Confindustria-Berlusconi non abbia dato risultati postivi in questi due  anni di governo. Corradino Merli, segretario provinciale della Confederazione Nazionale Artigiani in un intervento analitico ha distinto il ruolo della piccola impresa e dell'artigianato - specie a livello locale - rispetto al ruolo della grande industria. La prima ha lavorato soprattutto sulla base di una fiducia intrinseca nel "fare", la seconda ha sempre goduto di sostanziosi sostegni pubblici che spesso hanno distorto la crescita e l'effettiva capacità di stare sul mercato dei vari colossi, puntualmente entrati in crisi nella fase di globalizzazione, ovverosia nella fase di estensione della produzione a tutta l'area orientale mondiale. Merli ha espresso fiducia nel futuro dell'artigianato, e ha posto come condizioni di crescita la capacità di fare sinergia con le istituzioni per costituire reti di ricerca (distretti) e la gestione dell'accoglienza per i lavoratori extracomunitari assolutamente indispensabili per sostituire la forza lavoro locale che  non è più disponibile in una serie di mansioni. Tra l'altro è  proprio la presenza - che sarà in costante crescita nel prossima decennio - di extracomunitari nella produzione a costituire un antidoto all'alternativa dello spostamento di produzioni manifatturiere dal centese verso il terzo mondo. La presenza di mano d'opera extracomunitaria è quindi anche vincolo alla stabilità e alla permanenze di industrie nella realtà locale.

Intervento del segretario della Camera del Lavoro di Ferrara, Ruzziconi

Giuseppe Ruzziconi, Segretario Provinciale della CGIL, ha contestato le posizioni rigidamente preordinate di Guidi sul tema dei rapporti sindacali, ha segnalato alcuni punti di crisi sul piano della industria locale (Calor-Lamborghini passata ad un imprenditore veneto; DEMM che riduce i dipendenti e minaccia lo spostamento di settori di produzione nel Terzo Mondo) e ha indicato nella concertazione un elemento essenziale della via d'uscita dalla stagnazione.

Ruzziconi aveva anche messo in luce il fatto che a livello locale vi sono imprenditori che cercano un rapporto con il singolo lavoratore che vada oltre il mero aspetto legale: è questa la caratteristica della "fidelizzazione" con la quale il datore di lavoro, al di fuori ogni confronto sindacale, cerca di incentivare il dipendente professionalizzato a rimanere in azienda. 

 In questo senso è da segnalare il fatto che la linea D'Amato-Berlusconi-Maroni tutta basata unicamente sulla riduzione del costo lavoro con l'arma della flessibilità estrema, non viene vista a livello locale come lo strumento in grado di risolvere effettivamente la produttività. 

Elena Grimaldi ha  comunicato che Lucio Poma, docente di Economia Industriale all’Università di Ferrara, non poteva essere presente per un grave lutto di famiglia; ha quindi introdotto Andrea Gandini, del CDS di Ferrara, il quale ha presentato dati recenti sulla situazione del distretto industriale centese, dati che in certa misura lasciano intravedere una reazione positiva del tessuto sociale locale alla situazione di crisi. Citando dati provenienti dal suo osservatorio, su un campione di 20 imprese centesi, Gandini ha messo in rilievo che  la stagnazione attuale è stata preceduta nella fase '98-2001 da una forte crescita del fatturato (+ 16,6%) e da una parallela crescita del costo del lavoro (+14%) e da una crescita occupazionale. Ha confermato che il problema principale è la carenza di mano d'opera: di fronte a 310-320 uscite dal mercato del lavoro (per anzianità) si avrà per il prossimo decennio un'entrata annuale di 250 giovani locali: per cui la differenza verrà inevitabilmente colmata  annualmente da circa un centinaio di lavoratori stranieri. Altro aspetto tipico del lavoro centese è la "fidelizzazione" cioè la pronunciata politica imprenditoriale di tenere vincolato il lavoratore specializzato, anche con trattamento economico differenziato, a testimonianza del valore alto del "capitale umano" costituito dalla classe operaia locale, e a riprova che gli stessi imprenditori non si fidano troppo delle offerte di lavoro flessibile (non-fidelizzabile) consentite dalle leggi di Maroni. Ha infine posto in rilievo la necessità della formazione continua (in questo cam