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 L’INDUSTRIA CENTESE 

DOPO LA CRISI FIAT: INVESTIMENTI, RICERCA, FORMAZIONE PROFESSIONALE, PER SOSTENERE L’INNOVAZIONE DELLE IMPRESE,

 L’OCCUPAZIONE E I DIRITTI DEI LAVORATORI  

GIOVEDI’ 10 APRILE - ORE 21,00-SALA ZARRI - Palazzo del Governatore CENTO  

 

RELAZIONE INTRODUTTIVA

  (Fabio Scarpa. responsabile economia -  PdCI sezione di Cento)

  Questa sera parleremo assieme a tutti Voi e ai nostri ospiti delle prospettive, delle nuove necessità e delle sfide che la crisi economica, il declino dell’industria classicamente intesa e la neoglobalizzazione impongono al nostro sistema produttivo.

E ne parliamo dal cuore di un distretto virtuoso e di grande tradizione imprenditoriale ed artigiana, un territorio, quello centese, con una sua identita’ed autonomia produttiva all’interno del nostro sistema regione, ben connotata e radicata, polo di attrazione potenziale rispetto ai comuni limitrofi.

E il punto di partenza del nostro ragionamento e’ proprio la necessità  del nostro sistema produttivo, in un periodo come questo di stagnazione, con alle spalle e davanti agli occhi la difficile vicenda del gruppo Fiat, emblema nazionale di una bisogno di cambiamento nelle politiche imprenditoriali, bisogno dicevo di ritrovare vecchi valori e nuove linee adeguate di sviluppo.

La crisi Fiat peraltro e’ la punta emergente di un iceberg ben più imponente della  ampia difficoltà che l’economia del paese sta affrontando.

Con una crescita vicina allo zero diretta conseguenza oltre che dal momento mondiale, del ritardo nell’innovazione dei processi e dei prodotti quale effetto degli insufficienti investimenti nella ricerca.

I lavoratori coinvolti in questa crisi non sono soltanto i 50/60 mila del Gruppo di Torino e del suo indotto,  ma anche i 15000 esuberi nel settore bancario e poi gli assicurativi e le migliaia di lavoratori del settore telefonia e tecnologia e così via. 

E’ una contrazione del capitale umano come non si vedeva da tempo, preoccupante, che associata allo scarso impegno del capitale finanziario a rischiare nella produzione e nelle sfide della innovazione (come facevano alcuni imprenditori centesi del passato)  provoca scenari preoccupanti sia per il nostro futuro di lavoratori che per il sistema Italia.

 Il diritto al lavoro sarà sempre meno tutelato e non solo per il venir meno dei fattori di indeterminarietà del rapporto di lavoro nel tempo ma per la progressiva introduzione di un vero e proprio status del precariato del fattore umano nella dinamica di impresa.

 La crisi peraltro non e’ risolvibile con la sola logica dei tagli fiscali a forfait, dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali (non per ridare slancio alle speranze di rioccupazione, ma per accompagnare migliaia di persone ad un futuro di disperazione e mero assistenzialismo) e dalla proliferazione dell’edilizia industriale speculativa (un esempio chiaro lo abbiamo nei provvedimenti della scorsa finanziaria a sostegno delle imprese – Tremonti Bis).

CI preoccupa insomma il fatto che nessuno parla concretamente programmando nel tempo un rilancio vero del nostro futuro economico, senza attendere il “volano dei dadi della congiuntura internazionale”o il  traino di qualche altra locomotiva che potrebbe passare per di qua prima o poi e intanto si preferiscono provvedimenti tampone….

Ma noi siamo qui questa sera per soffermarci sulla ricaduta locale di queste problematiche, sul distretto industriale di Cento,  zona vocata alla piccola industria e all’artigianato di qualità, impresa ed ingegno con vocazione meccanica e manifatturiera ma con una sempre maggiore inclinazione al terziario.

I fattori di crescita del nostro territorio sono da sempre legati a doppio filo al capitale umano (spirito imprenditoriale, tradizione, formazione locale, coesione sociale).

I fattori di debolezza del nostro sistema sono individuabili nella mai risolta deficienza del contesto infrastrutturale viario.

La promessa a lungo termine dell’asse Cispadano completo e la necessità di avere vicino un casello autostradale di riferimento (bretella della a14) sono irrinunciabili per aprire uno sbocco ai mercati del nord e dell’est.

Oltre a cio’ vediamo tutti noi i problemi infrastrutturali che già sono presenti e diventeranno critici nel momento in cui la previsione del Prg del territorio così come previsto dalla amministrazione civica, circa il livello di popolazione insediata tra dieci anni, si avvererà portando Cento a raddoppiare quasi la popolazione residente raggiungendo una densità fuori campo massimo per tutta la provincia ferrarese.

A ciò si aggiungono fattori comuni ad altre aree e al sistema tutto della P.I.:

Per concludere, e mi avvio veramente a terminare, ci attendiamo dalla imprenditoria investimenti nuovi, produttivi , capitali di rischio che avvicinino la nostra economia a quelle del resto d' Europa ove l’imprenditore non ha sempre e comunque come maggior azionista  la banca.

Iniezioni di capitale nella ricerca e non solo nelle holding e nelle immobiliari.

Un vero rilancio insomma dello spirito di impresa, così forte in Emilia Romagna che così tanto deve alla genialità dei suoi imprenditori e alla laboriosità dei suoi operai, del capitale umano, che va valorizzato, specializzato e tutelato. Ora più che in passato.  Grazie.

 

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