L’INDUSTRIA
CENTESE
DOPO
LA CRISI FIAT: INVESTIMENTI, RICERCA, FORMAZIONE PROFESSIONALE, PER SOSTENERE
L’INNOVAZIONE DELLE IMPRESE,
L’OCCUPAZIONE
E I DIRITTI DEI LAVORATORI
Questa sera
parleremo assieme a tutti Voi e ai nostri ospiti delle prospettive, delle nuove
necessità e delle sfide che la crisi economica, il declino dell’industria
classicamente intesa e la neoglobalizzazione impongono al nostro sistema
produttivo.
E ne parliamo dal cuore
di un distretto virtuoso e di grande tradizione imprenditoriale ed artigiana, un
territorio, quello centese, con una sua identita’ed autonomia produttiva
all’interno del nostro sistema regione, ben connotata e radicata, polo di
attrazione potenziale rispetto ai comuni limitrofi.
E il punto di partenza
del nostro ragionamento e’ proprio la necessità
del nostro sistema
produttivo, in un periodo come questo di stagnazione, con alle spalle e davanti
agli occhi la difficile vicenda del gruppo Fiat, emblema nazionale di una
bisogno di cambiamento nelle politiche imprenditoriali, bisogno dicevo di
ritrovare vecchi valori e nuove linee adeguate di sviluppo.
La crisi Fiat peraltro
e’ la punta emergente di un iceberg ben più imponente della
ampia difficoltà che l’economia del paese sta affrontando.
Con una crescita vicina
allo zero diretta conseguenza oltre che dal momento mondiale, del ritardo
nell’innovazione dei processi e dei prodotti quale effetto degli insufficienti
investimenti nella ricerca.
I lavoratori coinvolti
in questa crisi non sono soltanto i 50/60 mila del Gruppo di Torino e del suo
indotto, ma anche i 15000 esuberi
nel settore bancario e poi gli assicurativi e le migliaia di lavoratori del
settore telefonia e tecnologia e così via.
E’ una contrazione
del capitale umano come non si vedeva da tempo, preoccupante, che associata allo
scarso impegno del capitale finanziario a rischiare nella produzione e nelle
sfide della innovazione (come facevano alcuni imprenditori centesi del passato)
provoca scenari preoccupanti sia per il nostro futuro di lavoratori che
per il sistema Italia.
Il
diritto al lavoro sarà sempre meno tutelato e non solo per il venir meno dei
fattori di indeterminarietà del rapporto di lavoro nel tempo ma per la
progressiva introduzione di un vero e proprio status del precariato del fattore
umano nella dinamica di impresa.
La
crisi peraltro non e’ risolvibile con la sola logica dei tagli fiscali a
forfait, dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali (non per ridare slancio
alle speranze di rioccupazione, ma per accompagnare migliaia di persone ad un
futuro di disperazione e mero assistenzialismo) e dalla proliferazione
dell’edilizia industriale speculativa (un esempio chiaro lo abbiamo nei
provvedimenti della scorsa finanziaria a sostegno delle imprese – Tremonti
Bis).
CI preoccupa insomma il
fatto che nessuno parla concretamente programmando nel tempo un rilancio vero
del nostro futuro economico, senza attendere il “volano dei dadi della
congiuntura internazionale”o il traino
di qualche altra locomotiva che potrebbe passare per di qua prima o poi e
intanto si preferiscono provvedimenti tampone….
Ma noi siamo qui questa
sera per soffermarci sulla ricaduta locale di queste problematiche, sul
distretto industriale di Cento, zona
vocata alla piccola industria e all’artigianato di qualità, impresa ed
ingegno con vocazione meccanica e manifatturiera ma con una sempre maggiore
inclinazione al terziario.
I fattori di crescita
del nostro territorio sono da sempre legati a doppio filo al capitale umano
(spirito imprenditoriale, tradizione, formazione locale, coesione sociale).
I fattori di debolezza
del nostro sistema sono individuabili nella mai risolta deficienza del contesto
infrastrutturale viario.
La promessa a lungo
termine dell’asse Cispadano completo e la necessità di avere vicino un
casello autostradale di riferimento (bretella della a14) sono irrinunciabili per
aprire uno sbocco ai mercati del nord e dell’est.
Oltre a cio’ vediamo
tutti noi i problemi infrastrutturali che già sono presenti e diventeranno
critici nel momento in cui la previsione del Prg del territorio così come
previsto dalla amministrazione civica, circa il livello di popolazione insediata
tra dieci anni, si avvererà portando Cento a raddoppiare quasi la popolazione
residente raggiungendo una densità fuori campo massimo per tutta la provincia
ferrarese.
A ciò si aggiungono
fattori comuni ad altre aree e al sistema tutto della P.I.:
difficoltà nel
reperimento di risorse formate e specializzate,
ricambio
generazionale nelle famiglie imprenditoriali molto difficile,
mancato decollo in toto del progetto università
Per concludere, e mi
avvio veramente a terminare, ci attendiamo dalla imprenditoria investimenti
nuovi, produttivi , capitali di rischio che avvicinino la nostra economia a
quelle del resto d' Europa ove l’imprenditore non ha sempre e comunque come
maggior azionista la banca.
Iniezioni di capitale
nella ricerca e non solo nelle holding e nelle immobiliari.
Un vero rilancio insomma dello spirito di impresa, così forte in Emilia Romagna che così tanto deve alla genialità dei suoi imprenditori e alla laboriosità dei suoi operai, del capitale umano, che va valorizzato, specializzato e tutelato. Ora più che in passato. Grazie.
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