lotte sociali nel Centese
Nel 1896 la popolazione centese appoggiò la protesta dei socialisti per la decisione del Consiglio Comunale di Cento di sopprimere, dopo 30 anni, le scuole tecniche che - a differenza del liceo - erano frequentate anche dai figli di operai (CASELLI-RAMPONI 1984,92sgg).
Nel 1912 a Cento si ebbero diverse manifestazioni popolari: il 31 gennaio sciopero di 24 ore per la mancata concessione da parte del governo della esecuzione di lavori di arginatura del Reno il manifesto firmato dal segretario della Camera del lavoro Ercole Bucco è riprodotto in PIRANI 1998, 78n); il Primo maggio contro la guerra di Libia, ed altri 3 scioperi generali contro la disoccupazione.
L'11 marzo 1913 si organizzò un ulteriore sciopero contro la disoccupazione: più di tremila dimostranti disoccupati partecipano alla manifestazione che ne seguì, durante la quale- mentre i dimostranti facevano pressione per entrare nel Palazzo dell'orologi o- il giovane operaio Giuseppe Lodi di Renazzo venne ferito dal colpo di pistola di un carabiniere (Lodi morì l'anno seguente a causa delle ferite riportate). Ne seguì un'altra manifestazione (non autorizzata) il giorno dopo, nel corso della quale la cavalleria disperse i dimostranti e vennero temporaneamente arrestati Bucco e Bitelli (della CdL di Ferrara) - presente anche l'avv. Niccolai. [CASELLI-RAMPONI 1984, 134 sgg].
Sciopero generale il 10 giugno 1914 per protesta contro l'uccisione di due operai durante la "settimana rossa" ad Ancona: in piazza parla il segretario della CdL Ercole Bucco (PIRANI 1998, 102). Il 7 aprile 1915 grande manifestazione contro la disoccupazione: parlano in piazza contro il governo Bucco per la CdL e l'on. Bussi (PIRANI 1998, 120). La stessa piazza viene occupata poche settimane dopo da - in una manifestazione serale - dai nazionalisti che inneggiano all'entrata in guerra: parlano l'avv. Licinio Pedrini e il prof. Livio Levi (PIRANI 1998, 122). Nell'aprile del '17 il comune istituisce la tessera annonaria per il riso e lo zuccheri; nell'ottobre 1918 dilaga anche a Cento la "spagnola" (PIRANI 1998, 154 e 187). Finita la guerra, la giunta lancia una sottoscrizione per l'assistenza delle popolazioni delle terre "irredente", e sottolinea in un manifesto che essa fa riferimento a "quelle classi sociali che più hanno dato di sangue e di sofferenze...in questi anni di dolore e di strage..." . A Cento i morti nella "grande guerra" erano stati 158, 118 dei quali provenienti dalla frazioni. Tre giorni dopo la locale Associazione fra mutilati ed invalidi di guerra attacca la giunta ritenendo "offensive" tali parole. (PIRANI 1998, 189).
Nel 1919, il 2 febbraio, il giovane pievese Gherardo Taddia parla al Teatro comunale Cento esaltando la rivoluzione d'ottobre: parlano anche Angelini , Niccolai, l'on. Bussi, Gaetano Zirardini della CdL di Ferrara [ROVERI 1979,29: PIRANI 1998, 214], nello stesso anno si costituisce a Pieve la sezione del Partito Popolare, diretta da Arnaldo Buttieri (subirà 2 aggressioni fasciste con bastonature nel dicembre 1921: sulla seconda del 29 dicembre Luigi Sturzo scrisse una lettera di protesta al sottosegretario agli interni [ROVERI 1979,74]. A Cento viene fondata la sezione del partito Repubblicano.
Dopo le vittorie socialiste del 1919 (politiche) e '20 (comunali), gli agrari organizzarono la reazione fascista con l'obiettivo di far dimettere con la forza le amministrazioni socialiste. La forza pubblica viene spinta a reprimere con la violenza gli scioperi: a Decima di S. Giovanni in Persiceto il 5 aprile 1920 vi fu un eccidio di operai riuniti in comizio per la riforma dei patti agrari, e 2 giorni dopo anche a Cento venne proclamato uno sciopero generale di protesta (PIRANI 1998, 239). Gli episodi più significativi furono l'assalto - con bombe a mano - al Palazzo D'Accursio (10 morti tra i quali il consigliere Giulio Giordani ucciso seduto sul suo banco e 58 feriti) e l'assalto al teatro Comunale di Ferrara ove si teneva una manifestazione indetta dal Consiglio Provinciale per protestare contro la bastonatura fascista del Presidente Niccolai. Lo scontro tra socialisti e fascisti a Ferrara il 20 dicembre 1920 causò 3 morti fascisti (un altro morì successivamente per le ferite) e 1 socialista. Il giorno dopo furono arrestati Zirardini e il sindaco di Ferrara Bogiankino: non c'entravano, ma l'obiettivo di eliminare amministratori era raggiunto.
Nel gennaio 1921, con la nascita del PCI, si ebbe a Pieve l'adesione del sindaco Anselmo Govoni (che diede subito - con gran parte della giunta - le dimissioni). Nella lotta per i patti agrari, un piccolo proprietario di Buonacompra, Napoleone Lenzi, padre di un fascista, fu ferito a morte da una pugnalata del bracciante Agostino Vitali, subito arrestato. La sera stessa i fascisti di Cento-Bondeno-Ferrara distrussero la sede della lega, facendo un falò in piazza di mobili, libri, registri, bandiere rosse e quadri di Lenin (PIRANI 1998, 255).
Cento sotto il regime fascista
Negli anni '20, su 22800 abitanti (in forte aumento quindi rispetto ai 21190 del censimento 1921), un quarto (5652) era registrato come indigente, era cioè ammesso all'assistenza sanitaria gratuita (per le relative medicine il Comune stanziava 87.000 lire nel '28). Le cause sono imputate alla densità della popolazione (la più alta - 380 ab. per kmq - di tutti i comuni rurali d'Italia) "ed al conseguente numeroso bracciantato che in questi periodi di crisi agricola si trova più soggetto alla disoccupazione. Basti pensare alle partecipanze agrarie ove in una media di 4 tornature di terra vivono famiglie talmente numerose che devono considerarsi in stato di indigenza e quindi includersi nell'elenco." (relazione 29 marzo 1928 del vice ispettore Aldo Morandi al prefetto di Ferrara in Famè Zenteisa 2004,62-apr.). Anche per le conseguenze della crisi del 1929, sabato 11 aprile 1931 un centinaio di operai, in maggioranza donne provenienti da Renazzo, manifestano in piazza reclamando dal podestà pane e lavoro. In maggio - per l'inaugurazione del monumento ai caduti e la costituzione della "casa del fascio2 presso il palazzo dell'orologio- sfilata dei fascisti alla presenza di Italo Balbo (PIRANI 1998, 442 e 443-4). Il podestà Falzoni Gallerani sollecita (gennaio 1932) i centesi abbienti a "dare un contributo pecuniario" per i disoccupati; si distribuiscono "ranci popolari" per le famiglie più bisognose: nel gennaio 1933 vengono distribuite 1200 minestre al giorno (PIRANI 1998, 459, 462, 482).
Il 15 marzo 1935 partono da Renazzo e Reno Centese una cinquantina di "operai terrieri" per eseguire lavori stradali in Eritrea e Somalia (PIRANI 1998, 532). Il 9 maggio del '36, per "festeggiare" l'avvenuta aggressione all'Etiopia i fascisti bruciano in piazza un fantoccio raffigurante il negus Haileè Selassiè (PIRANI 1998, 546).
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VANCINI s.d. Guido Vancini, Frammenti di storia centese, BO:Calderini s.d. ma 1985
CASELLI-RAMPONI 1984 Caselli-Ramponi 1984 Adelmo Caselli - Eugenio Ramponi, Il movimento operaio e socialista a Pieve di Cento e la Camera del Lavoro di Cento (1860-1920), BO:Clueb, 1984
ROVERI 1979 Alessandro Roveri, L'affermazione dello squadrismo fascista nelle campagne ferraresi 1921-1922, FE:Bovolenta, 1979
PIRANI 1998 Leonida Pirani, Diario di Cento 1902-1939, Cento:CdR, 1998
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