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Storia del Consiglio Provinciale di Ferrara

Il 16 aprile 1860, dopo il plebiscito di annessione al Regno d'Italia, fu insediata la prima deputazione (oggi:giunta) provinciale che ebbe come presidente Luigi Zini.  La Provincia di Ferrara, istituita secondo il decreto Farini del 27 dicembre 1959, aveva 40 rappresentanti, eletti con criteri censuali nei 3 circondari di Ferrara, Comacchio e Cento (che comprendeva anche Poggio Renatico e doveva eleggere 4 consiglieri). Il 21 giugno 1860 si riunì il Consiglio ed elesse come presidente "definitivo" Luigi Bosi (TROMBONI 2003, 38).  

Con il T.U. 1865 (governo La Marmora) si istituiscono le figure del Presidente e del vice-presidente del Consiglio Provinciale, con funzioni disgiunte da quelle del governo della provincia (Presidente) [TROMBONI 2003,211].

Nel 1889 venne applicata alla provincia la riforma elettorale dell'82 che estendeva il diritto di voto ai maschi con 2 anni di istruzione.

Nel 1894 per la prima volta un socialista si avvicina (il PSI si era costituito due anni prima) all'area della presidenza: Francesco Baraldi assume funzioni di segretario del Presidente del Consiglio, ma si dovette dimettere quasi subito perché arrestato  per "sovversivismo" (leggi crispine che dichiarano pericolose le associazioni operaie: ma il Consiglio Prov. all'unanimità respinse le dimissioni) [TROMBONI 2003,212].

Nel 1906 è Presidente il socialista centese Alfredo Carpeggiani (lo sarà poi ininterrottamente nel 1952-64). 

Grazie al suffragio universale (maschile) varato da Giolitti, nel 1914 si ebbe per la prima volta in Consiglio la presenza di lavoratori, e la prevalenza dei socialisti (32 seggi su 40). Fu eletto presidente Francesco Baraldi, e nella giunta entrò anche Alfredo Carpeggiani.  [CASELLI-RAMPONI 1984,148] 

Presidente del Consiglio durante la guerra I e fino al 1920 è l'on. Guido Marangoni.

Nel 1920 Presidente è Aroldo Angelini (presidente del Consiglio è il socialista Adelmo Niccolai). Dopo le vittorie socialiste del 19 (politiche) e 20 (comunali), gli agrari organizzarono la reazione fascista con l'obiettivo di far dimettere con la forza le amministrazioni socialiste. Gli episodi più significativi  furono  l'assalto - con bombe a mano - al Palazzo D'Accursio (10 morti tra i quali il consigliere Giulio Giordani ucciso seduto sul suo banco, e 58 feriti) e l'assalto al teatro Comunale di Ferrara ove si teneva una manifestazione indetta dal Consiglio Provinciale per protestare contro la bastonatura fascista del Presidente Niccolai. Lo scontro tra socialisti e fascisti a Ferrara il 20 dicembre 1920 causò 3 morti fascisti e 1 socialista. Il giorno dopo furono arrestati Zirardini e il sindaco di Ferrara Bogiankino: non c'entravano, ma l'obiettivo di eliminare gli amministratori socialisti era raggiunto. Il consiglio fu commissariato nel maggio 1921 (reggenza del viceprefetto Emilio Ferrari) [CASELLI-RAMPONI 1984,166 e TROMBONI 2003, 255] . 

Nel secondo dopoguerra fu presidente della provincia 1945-52 l'avv. Ivo Diozzi DC, su indicazione del CLN. Nella giunta (allora si chiamava Deputazione) anche i comunisti Pietro Balboni e Francesco Bastia, Autunno Ravà -perseguitato dal fascismo in quanto "giudeo" per linea materna- e Giuseppe Borello indicati dallo PSIUP  (TROMBONI 2003, 7-11).

.Nel '52: 14 seggi a PCI, 9 al PSI, 4 alla DC, 2 al PSDI e 1 al PLI.

Nel 1965, alla morte di Alfredo Carpeggiani, presidente della Provincia, gli successe  Flaviano Malaguti (TROMBONI 2003, 26n).

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.........................aggiorn. 01.12.04.............................