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Referendum L. 40 i dati di Cento e frazioni

Affluenza relativa al quesito nr. 1 (per gli altri 3 quesiti i dati si discostano di pochi centesimi)
nuclei	   iscritti	votanti   %
CORPORENO:  1602	464	28,96
RENAZZO:    3660	1104	30,21
XII MORELLI:1990	604	30,35
BONACOMPRA:  670	208	31,04
CENTO	     13545	4797	35,42
ALBERONE:    808	261	32,30
BEVILACQUA:  845	274	32,43
CASUMARO:   1773	722	40,72
RENO CENTESE:925	412	44,54
tot.CENTO   25818	8846	34,26(*)
Provincia di Ferrara:	43,51
Regione Emilia Romagna:   41,6

(*)Nel referendum di due anni fa sull'art.18 l'affluenza a Cento era stata  del 30, 84%.

Il referendum, il giorno dopo: l'astensionismo e la partecipazione che nazionalmente si colloca al 26%, più elevata al Nord, in particolare nelle regioni dove più forte è la presenza delle sinistre; di gran lunga più bassa nel Sud. Sono tante le cose su cui è necessario riflettere.

Crisi di un istituto come il referendum e necessità di ripensare alle sue modalità e possibilità di attuazione, o difficoltà da parte degli italiani di comprendere quesiti troppo complessi, eccessivamente tecnici, con conseguente rifiuto di partecipare fattivamente a un dibattito più per addetti ai lavori che aperto ad ampie fasce popolari? Se abbiamo un Parlamento, democraticamente eletto, non è forse esso deputato a legiferare entrando nei meandri delle questioni sottili che solo esperti delle singole problematiche e delle vie della politica possono arrivare a dirimere e, in sintesi, trasformarle in legge?

Perché è sulla legge che si costruisce la nostra convivenza civile, anche su leggi imperfette o del tutto ingiuste e sbagliate come questa. Tutto questo è vero, ma c'è ancora ben altro da dire.

Una legge come questa, la Legge 40, correva il rischio di rimanere indisturbata e nel silenzio a governare dolorosamente la vita di tanti, nella totale disinformazione e disinteresse; perché il berlusconismo in questi anni questo ha prodotto. Disinformazione, false promesse, linguaggi deformati, volgarità di espressione hanno appiattito le nostre coscienze togliendoci valori alti che appartenevano al profondo del nostro sentire, valori che in passato hanno sostenuto il nostro modello di vita sulle basi di una democrazia che si è costruita nella progressiva realizzazione della nostra Costituzione, tra cui, ad esempio, la difesa della laicità dello Stato secondo la quale la legge deve permettere a ciascuno di seguire in libertà le proprie convinzioni etiche, nel rispetto degli altri e non essere costretto da imposizioni dettate dall'alto che finiscono per negare la dignità a chi dissente. O la difesa della salute come diritto inviolabile della persona o il libero sviluppo della scienza e della ricerca come premessa necessaria. Diritti che trasformano l'individuo in cittadino capace di esercitare democraticamente le proprie scelte nel rispetto degli altri, perché c'è un rapporto stretto tra il nostro sentire intimo, privato, e le nostre scelte che si manifestano nel sociale e nel politico.

Oggi questo governo è allo stremo: l'economia ce lo dice perché i numeri non possono mentire, e le famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese non possono più essere ingannate.

C'è un rapporto tra questo governo, il malaffare, la demolizione dei valori costituzionali, la disinformazione mediatica continua e incessante e l'astensionismo di questi giorni? Certo che sì.

Per questo è giusto ringraziare le tante persone che hanno ascoltato il nostro invito a comprendere il problema in discussione e a partecipare al voto e contemporaneamente chiarire che coloro che furbescamente (già si sapeva che non si sarebbe raggiunto il quorum) hanno creduto di giocare la carta vincente collocandosi dalla parte del silenzio, del disinteresse, del qualunquismo che da tanti anni sta demolendo i valori morali e civili non hanno vinto assolutamente nulla dal momento che se a noi rimane qualche risposta (quanti SI e quanti NO) a quelli non rimane altro che l'esultanza di una crociata che si è conclusa senza alcuna conquista.

A noi però rimane il compito più difficile e oneroso: sarà necessario porre mano al lavoro che un tempo faceva parte integrante di chi intendeva condurre politica attiva: riaprire il dibattito sulle reali aspettative delle persone, che oltre ai bisogni più immediati dell'economia avvertono la necessità di difendere i valori necessari per costruire una morale autentica fuori dalla retorica e dall'ipocrisia che sono giustamente respinte – prima di tutto – dalle nuove generazioni.

Cento, 14 giugno 2005

Elena Grimaldi, segretaria PdCI di Cento