home
| teoria | indice
Tesi |
paragrafi 29-30
La base
dell'organizzazione del partito
29. Tutti
i problemi di organizzazione sono problemi politici. La soluzione di essi deve
rendere possibile al partito di attuare il suo compito fondamentale, di far
acquistare al proletariato una completa indipendenza politica, di dargli una
fisionomia, una personalità, una coscienza rivoluzionaria precisa, di impedire
ogni infiltrazione e influenza disgregatrice di classi ed elementi i quali pur
avendo interessi contrari al capitalismo non vogliono condurre la lotta contro
di esso fino alle sue conseguenze ultime. In prima linea è un problema
politico: quello della base della organizzazione. La organizzazione del partito
deve essere costruita sulla base della produzione e quindi del luogo di lavoro
(cellule).
Questo
principio è essenziale per la creazione di un partito "bolscevico".
Esso dipende dal fatto che il partito deve essere attrezzato per dirigere il
movimento di massa della classe operaia, la quale viene naturalmente unificata
dallo sviluppo del capitalismo secondo il processo della produzione. Ponendo la
base organizzativa nel luogo della produzione il partito compie un atto di
scelta della classe sulla quale esso si basa. Esso proclama di essere un partito
di classe e il partito di una sola classe, la classe operaia. Tutte le obiezioni
al principio che pone la organizzazione del partito sulla base della produzione
partono da concezioni che sono legate a classi estranee al proletariato, anche
se sono presentate da compagni e gruppi che si dicono di "estrema
sinistra". Esse si basano sopra una considerazione pessimista delle capacità
rivoluzionarie dell'operaio comunista, e sono espressione dello spirito
antiproletario del piccolo-borghese intellettuale, il quale crede di essere il
sale della terra e vede nell'operaio lo strumento materiale dello sconvolgimento
sociale e non il protagonista cosciente e intelligente della rivoluzione. Si
riproducono nel partito italiano a proposito delle cellule la discussione e il
contrasto che portarono in Russia alla scissione tra bolscevichi e menscevichi a
proposito del medesimo problema della scelta della classe, del carattere di
classe del partito e del modo di adesione al partito di elementi non proletari.
Questo
fatto ha del resto, in relazione con la situazione italiana, una importanza
notevole. E' la stessa struttura sociale e sono le condizioni e le tradizioni
della lotta politica quelle che rendono in Italia assai più serio che altrove
il pericolo di edificare il partito in base a una "sintesi" di
elementi eterogenei, cioè di aprire in essi la via alla influenza
paralizzatrice di altre classi. Si tratta di un pericolo che sarà inoltre reso
sempre più grave dalla stessa politica del fascismo, che spingerà sul terreno
rivoluzionario intieri strati della piccola borghesia. E' certo che il Partito
comunista non può essere solo un partito di operai. La classe operaia e il suo
partito non possono fare a meno degli intellettuali né possono ignorare il
problema di raccogliere intorno a sé e guidare tutti gli elementi che per una
via o per un'altra sono spinti alla rivolta contro il capitalismo.
Così pure
il Partito comunista non può chiudere le porte ai contadini: esso deve anzi
avere nel suo seno dei contadini e servirsi di essi per stringere il legame
politico tra il proletariato e le classi rurali. Ma è da respingere
energicamente, come controrivoluzionaria, ogni concessione che faccia del
partito una "sintesi" di elementi eterogenei, invece di sostenere
senza concessioni di sorta che esso è una parte del proletariato, che il
proletariato deve dargli la impronta della organizzazione che gli è propria e
che al proletariato deve essere garantita nel partito stesso una funzione
direttiva.
30. Non
hanno consistenza le obiezioni pratiche alla organizzazione sulla base della
produzione (cellule), secondo le quali questa struttura organizzativa non
permetterebbe di superare la concorrenza tra diverse categorie di operai e
darebbe il partito in balia al funzionarismo. La pratica del movimento di
fabbrica (1919-20) ha dimostrato che solo una organizzazione aderente al luogo e
al sistema della produzione permette di stabilire un contatto tra gli strati
superiori e gli strati inferiori della massa lavoratrice (qualificati, non
qualificati e manovali) e di creare vincoli di solidarietà che tolgono le basi
ad ogni fenomeno di "aristocrazia operaia".
La
organizzazione per cellule porta alla formazione nel partito di uno strato assai
vasto di elementi dirigenti (segretari di cellula, membri dei comitati di
cellula, ecc.), i quali sono parte della massa e rimangono in essa pure
esercitando funzioni direttive, a differenza dei segretari delle sezioni
territoriali i quali erano di necessità elementi staccati dalla massa
lavoratrice. Il partito deve dedicare una cura particolare alla educazione di
questi compagni che formano il tessuto connettivo della organizzazione e sono lo
strumento del collegamento con le masse. Da qualsiasi punto di vista venga
considerata, la trasformazione della struttura sulla base della produzione
rimane compito fondamentale del partito nel momento presente e mezzo per la
soluzione dei più importanti suoi problemi. Si deve insistere in essa e
intensificare tutto il lavoro ideologico e pratico che ad essa è relativo.