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Tesi |
di Antonio
Gramsci
"L'Unità",
24 febbraio 1926
Accennammo
già all'atteggiamento che la stragrande maggioranza del congresso ha assunto
nei riguardi delle soluzioni da dare ai problemi essenziali nel periodo attuale.
E' opportuno però analizzare più dettagliatamente l'atteggiamento assunto
dall'opposizione e accennare, sia pure brevemente, ad altri atteggiamenti che si
sono presentati al congresso come atteggiamenti individuali, ma che potrebbero
nell'avvenire coincidere con determinati momenti transitori nello sviluppo della
situazione italiana, e che perciò devono essere fin da ora denunziati e
combattuti.
Abbiamo già
accennato nei primi paragrafi di questa esposizione ai modi e alle forme che
hanno caratterizzato la crisi di sviluppo del nostro partito negli anni dal 1921
al 1924. Ricorderemo brevemente come al V Congresso mondiale la crisi stessa
trovasse una soluzione provvisoria organizzativa con la costituzione di un
Comitato centrale che nel suo complesso si poneva completamente sul terreno del
leninismo e della tattica dell'Internazionale comunista, ma che si scomponeva in
tre parti, di cui, una, che aveva la maggioranza più uno del comitato stesso,
rappresentava gli elementi terzini, entrati nel partito dopo la fusione.
Nonostante
le sue intrinseche debolezze, tuttavia per il fatto che la funzione dirigente
nel suo seno era nettamente esercitata dal cosiddetto gruppo di centro, cioè
dagli elementi di sinistra staccatisi dal gruppo dirigente di Livorno, il
Comitato centrale riuscì ad impostare e a risolvere energicamente il problema
della bolscevizzazione del partito e del suo accordo completo con le direttive
dell'Internazionale comunista.
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