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Cinque anni di vita del partito

Resoconto dei lavori del III Congresso

di Antonio Gramsci

"L'Unità", 24 febbraio 1926  

[6] Valore politico e risultati acquisiti

 

 

Ogni operaio è in grado di apprezzare tutto il significato di queste poche cifre che è possibile pubblicare, dopo cinque anni dall'epoca dell'occupazione delle fabbriche e tre anni di governo fascista che ha intensificato l'opera generale di controllo su ogni attività di massa e ha realizzato un'organizzazione di polizia che è grandemente superiore alle organizzazioni poliziesche precedentemente esistite. 

 

 

Poiché la maggiore debolezza dell'organizzazione operaia tradizionale si manifestava essenzialmente nello squilibrio permanente e che diventava catastrofico nei momenti culminanti dell'attività di massa, tra la potenzialità dei quadri organizzativi di partito e la spinta spontanea dal basso, è evidente che il nostro partito è riuscito, nonostante le condizioni estremamente sfavorevoli dell'attuale periodo, a superare in misura notevole questa debolezza e a predisporre forze organizzative coordinate e centralizzate che assicurano la classe operaia contro gli errori e le insufficienze che si verificavano nel passato. E' questo un altro dei significati più importanti del nostro congresso: la classe operaia è capace di azione e dimostra di essere storicamente in grado di compiere la sua missione direttrice nella lotta anticapitalistica, nella misura in cui riesce ad esprimere dal suo seno tutti gli elementi tecnici che nella società moderna si dimostrano indispensabili per l'organizzazione concreta delle istituzioni in cui si realizzerà il programma proletario. 

 

 

E da questo punto di vista occorre analizzare tutta l'attività del movimento fascista dal 1921 fino alle ultime leggi fascistissime: essa è stata sistematicamente rivolta a distruggere i quadri che il movimento proletario e rivoluzionario aveva faticosamente elaborato in quasi cinquant'anni di storia. In questo modo il fascismo riusciva nella praticità immediata a privare la classe operaia della sua autonomia e indipendenza politica e la costringeva o alla passività, cioè a una subordinazione inerte all'apparato statale, oppure, nei momenti di crisi politica, come nel periodo Matteotti, a ricercare quadri di lotta in altre classi meno esposte alla repressione. 

 

 

Il nostro partito è rimasto il solo meccanismo che la classe operaia abbia a sua disposizione per selezionare nuovi quadri dirigenti di classe, cioè per riconquistare la sua indipendenza ed autonomia politica. Il congresso ha dimostrato come il nostro partito sia riuscito brillantemente a risolvere questo compito essenziale. Due erano gli obiettivi fondamentali che dovevano essere raggiunti dal congresso: 

 

1) dopo le discussioni e i nuovi schieramenti di forze che si erano verificati così come abbiamo detto precedentemente, occorreva unificare il partito, sia nel terreno dei principi e della pratica di organizzazione che nel terreno più strettamente politico; 

 

 

2) il congresso era chiamato a stabilire la linea politica del partito per il prossimo avvenire e ad elaborare un programma di lavoro pratico in tutti i campi di attività delle masse.

 

I problemi che si ponevano per raggiungere concreti obiettivi non sono naturalmente indipendenti l'uno dall'altro, ma sono coordinati nel quadro della concezione generale del leninismo. La discussione del congresso perciò, anche quando si svolgeva intorno agli aspetti tecnici di ogni singola questione pratica, poneva la quistione generale dell'accettazione o meno del leninismo. Il congresso doveva quindi servire a mettere in evidenza in quale misura il nostro partito era diventato un partito bolscevico.

   

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