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Tesi |
di Antonio
Gramsci
"L'Unità",
24 febbraio 1926
Il fatto
della scissione fu visto nel suo valore immediato e meccanico e noi
commetteremmo, in altro senso sia pure, lo stesso errore che era stato commesso
da Serrati. Il compagno Lenin aveva dato la formula lapidaria del significato
della scissione, in Italia, quando aveva detto al compagno Serrati:
"Separatevi da Turati, e poi fate l'alleanza con lui".
Questa
formula avrebbe dovuto essere da noi adattata alla scissione avvenuta in forma
diversa da quella prevista da Lenin. Dovevamo cioè, come era indispensabile e
storicamente necessario, separarci non solo dal riformismo, ma anche dal
massimalismo che in realtà rappresentava e rappresenta l'opportunismo tipico
italiano del movimento operaio; ma dopo di ciò e pur continuando la lotta
ideologica e organizzativa contro di essi, cercare di fare una alleanza contro
la reazione.
Per gli
elementi dirigenti del nostro partito, ogni azione dell'Internazionale, rivolta
ad ottenere un riavvicinamento a questa linea, apparve come se fosse una
sconfessione implicita della scissione di Livorno, come una manifestazione di
pentimento.
Si disse
che, accettando una tale impostazione della lotta politica, si veniva ad
ammettere che il nostro partito era solamente una nebulosa indefinita, mentre
era giusto ed era necessario affermare che il nostro partito, nascendo, aveva
risolto definitivamente il problema della formazione storica del partito del
proletariato italiano.
Questa
opinione era rafforzata dalle non lontane esperienze della rivoluzione
soviettista in Ungheria, dove la fusione tra comunisti e socialdemocratici fu
certamente uno degli elementi che contribuirono alla disfatta.
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