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Cinque anni di vita del partito

Resoconto dei lavori del III Congresso

di Antonio Gramsci

"L'Unità", 24 febbraio 1926  

[11] La quistione sindacale

Nel campo sindacale il difficile compito del partito consiste nel trovare un giusto accordo fra queste due linee di attività pratica:

 

1) difendere i sindacati di classe cercando di mantenere il massimo di coesione e di organizzazione sindacale fra le masse che tradizionalmente hanno partecipato all'organizzazione sindacale stessa. E' questo un compito di eccezionale importanza, perché il partito rivoluzionario deve sempre, anche nelle peggiori situazioni oggettive, tendere a conservare tutte le accumulazioni di esperienza e di capacità tecnica e politica che si sono venute formando attraverso gli sviluppi della storia passata nella massa proletaria. Per il nostro partito la Confederazione generale del lavoro costituisce in Italia l'organizzazione che storicamente esprime in modo più organico queste accumulazioni di esperienza e di capacità e rappresenta quindi il terreno entro il quale deve essere condotta questa difesa. 

 

 

2) Tenendo conto del fatto che l'attuale dispersione delle grandi masse lavoratrici è dovuta essenzialmente a motivi che non sono interni della classe operaia, per cui esistono possibilità organizzative immediate di carattere strettamente non sindacale, il partito deve proporsi di favorire e promuovere attivamente queste possibilità. Questo compito può essere adempiuto solo se il lavoro organizzativo di massa viene trasportato dal terreno corporativo nel terreno industriale di fabbrica e i legami dell'organizzazione di massa diventano elettivi e rappresentativi, oltre che di adesione individuale per via di tessera sindacale.

 

E' chiaro d'altronde che questa tattica del partito corrisponde allo sviluppo normale dell'organizzazione di massa proletaria, quale si era verificata durante e dopo la guerra, cioè nel periodo in cui il proletariato ha incominciato a porsi il problema di una lotta a fondo contro la borghesia per la conquista del potere. In questo periodo la tradizionale forma organizzativa del sindacato di mestiere era stata integrata da tutto un sistema di rappresentanze elettive di fabbrica, cioè dalle commissioni interne. 

 

 

E' noto anche che, specialmente durante la guerra, quando le centrali sindacali aderirono ai comitati di mobilitazione industriale e determinarono quindi una situazione di "pace industriale" per alcuni aspetti analoga a quella presente, le masse operaie di tutti i paesi (Italia, Francia, Russia, Inghilterra e anche Stati Uniti) ritrovarono le vie della resistenza e della lotta sotto la guida delle rappresentanze elettive operaie di fabbrica. 

 

 

La tattica sindacale del partito consiste essenzialmente nello sviluppare tutta l'esperienza organizzativa delle grandi masse premendo sulle possibilità di immediata realizzazione, considerate le difficoltà oggettive che sono state create al movimento sindacale dal regime borghese da una parte e dal riformismo confederale dall'altra. Questa linea è stata approvata integralmente dalla stragrande maggioranza del congresso. Intorno ad essa tuttavia avvennero le discussioni più appassionate, e l'opposizione fu rappresentata, oltre che dall'estrema sinistra, anche da due membri della Centrale, così come abbiamo già accennato. Un oratore sostenne che il sindacato è storicamente superato, perché unica azione di massa del partito deve essere quella che si svolge nelle fabbriche. Questa tesi, legata alle più assurde posizioni dell'infantilismo estremista, fu nettamente ed energicamente respinta dal congresso. 

 

 

Per un altro oratore invece l'unica attività del partito in questo campo deve essere l'attività organizzativa sindacale tradizionale: Questa tesi è legata strettamente ad una concezione di destra, cioè alla volontà di non urtare troppo gravemente con la burocrazia sindacale riformista che si oppone strenuamente ad ogni organizzazione di massa. 

 

 

L'opposizione dell'estrema sinistra era guidata da due direttive fondamentali: la prima, di carattere essenzialmente congressuale, tendeva alla dimostrazione che la tattica delle organizzazioni di fabbrica, sostenuta dal Comitato centrale e dalla maggioranza del congresso, è legata alla concezione dell' "Ordine Nuovo" settimanale che, secondo l'estrema sinistra, era proudhoniana e non marxista; l'altra è legata alla quistione di principio in cui l'estrema sinistra si contrappone nettamente al leninismo: il leninismo sostiene che il partito guida la classe attraverso le organizzazioni di massa e sostiene quindi come uno dei compiti essenziali del partito lo sviluppo dell'organizzazione di massa; per l'estrema sinistra invece questo problema non esiste, e si danno al partito tali funzioni che possono portare da una parte alle peggiori catastrofi e dall'altra ai più pericolosi avventurismi. 

 

 

Il Congresso ha rigettato tutte queste deformazioni della tattica sindacale comunista, pur ritenendo necessario insistere con particolare energia sulla necessità di una maggiore e più attiva partecipazione dei comunisti al lavoro di organizzazione sindacale tradizionale.  

 

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