Oggi 26 settembre 2003 è
una giornata di mobilitazione nazionale per difendere la Scuola Pubblica
dalla riforma Moratti e dal progetto del governo
di centro-destra sull’istruzione.
Le organizzazioni firmatarie di questo documento
aderiscono all’invito del “Coordinamento per la difesa del tempo
pieno e prolungato”, manifestando la loro decisa opposizione alla riforma (L.
53/2003) e al suo primo decreto attuativo approvato il 12 settembre 2003 dal
Consiglio dei Ministri.
La struttura della Legge delega, con cui si sta realizzando la riforma, demanda ai decreti attuativi,
approvati dal Governo, gran parte dei suoi contenuti.
L’emanazione di
questo primo decreto, con cui si definiscono le norme generali per la scuola
dell’infanzia e per il primo
ciclo d’istruzione, e il congiunto piano pluriennale di investimenti,
costituiscono perciò il primo degli appuntamenti importanti, dopo
l’inizio dell’anno scolastico, per combattere il progetto di scuola della
ministra Moratti.
Molti atti gravi sono già stati compiuti nella direzione di
indebolire il sistema pubblico dell’istruzione. Tra gli ultimi, il decreto
interministeriale (firmato insieme al ministro dell’Economia Tremonti)
attraverso cui si rimborsano le rette alle famiglie, abbienti e non, che
iscrivono i propri figli alle scuole private. Si tratta di 30 milioni di euro
per i prossimi tre anni scolastici presi direttamente dalle casse dello Stato
italiano, violando palesemente la Costituzione che sulla scuola privata è
perentoria: “senza oneri per lo Stato”.
Ma altrettanto grave è
l’attacco della riforma Moratti sul piano ideologico e pedagogico
–didattico:
si è abolito il principio dell’obbligo scolastico, sostituendo
ad esso un fantomatico “diritto dovere
all’istruzione e formazione”;
si sono eliminate le finalità “della formazione dell’uomo e
del cittadino” , che sono i principi ispiratori della Costituzione italiana,
per acquisire le famigerate 3 “I” (informatica, inglese, impresa) come
modello di riferimento dell’azienda-scuola. E tuttavia i progetti tanto
ostentati di potenziamento delle conoscenze informatiche e della lingua inglese
non sono decollati per mancanza di investimenti significativi;
si è abbassato l’accesso alla scuola d’infanzia e alla prima
classe dei bambini (rispettivamente a due anni e mezzo e a cinque anni
e mezzo), evidenziando ogni estraneità alla scienza pedagogico-didattica
moderna, secondo la quale accelerare
i tempi del naturale sviluppo cognitivo è cosa negativa e controproducente.
Il primo decreto attuativo della controriforma morattiana,
obiettivo della odierna giornata di protesta, prevede la cancellazione del tempo
pieno e del sistema modulare nella scuola elementare e del tempo prolungato
nelle medie inferiori. Riducendo l’orario scolastico a 27 ore per tutti gli
alunni e rendendo opzionale un’altra quota (3 ore settimanali per le
elementari e 6 ore per le medie) si impongono di fatto ritmi più serrati
all’attività scolastica (annullando le positive esperienze dei “tempi
distesi” dell’apprendimento) e ciò produrrà un netto peggioramento
dell’offerta formativa.
L’altra profonda “innovazione” del primo ciclo, che consiste
nel rendere facoltativa la scelta di attività e insegnamenti, ossia di affidare
ai genitori una parte della programmazione didattica, consegue il duplice
risultato di sottrarre agli insegnanti ciò che costituisce lo specifico delle
loro competenze e di demolire il
principio dell’unità della conoscenza, poiché alcune discipline, se non
obbligatorie, assumeranno un ruolo secondario, di serie B.
Vi è poi la concreta
possibilità del ricorso ad agenzie private esterne, nel caso in cui i
“desiderata” delle famiglie esprimano richieste che le figure professionali
interne alla scuola non sono in grado di esaudire.
L’introduzione di un docente “tutor” rientra nel progetto più
ampio di gerarchizzare la scuola, imponendo una suddivisione dei ruoli
all’interno di un sistema scolastico che aveva faticosamente costruito
esperienze di condivisione e collaborazione. A tale docente sarà affidata, per
l’intera durata del corso sia della scuola primaria (elementare), sia della
scuola secondaria di primo grado (media inferiore), la funzione di orientamento
per la scelta delle attività opzionali, di coordinamento delle iniziative
educative e didattiche, di cura delle relazioni con le famiglie e di cura della
documentazione del percorso formativo compiuto dall’allievo: che cosa faranno
i docenti non “tutor”? Sono destinati ad assumere un ruolo subordinato sia sulla programmazione del lavoro sia
sulla costruzione dei cosiddetti “piani di studio personalizzati”. E questo
è un colpo mortale non solo alla dignità del ruolo docente , ma
all’unitarietà dell’insegnamento e all’unità del sapere.
Per realizzare questo progetto di riforma distruttivo della
funzione inalienabile e imprescindibile della Scuola Pubblica il Consiglio dei
Ministri ha deliberato di predisporre finanziamenti per un ammontare di 8320
milioni di euro. Quello che non viene detto espressamente è che questi milioni
di euro non si sono d’improvviso materializzati, di loro non c’è traccia
nel DPEF! Per i prossimi cinque anni non ci saranno investimenti, ma tagli
pesantissimi. La Scuola Pubblica dovrà autofinanziarsi! E lo sta già facendo,
se si pensa ai tagli degli organici, alla riorganizzazione dell’orario di
cattedra nelle scuole secondarie superiori (tutte le cattedre a 18 ore di
insegnamento nelle classi, cancellando la continuità didattica dei docenti sui
vari corsi) e alla espulsione del “precariato storico” dall’accesso
all’insegnamento.
Invece questo stesso governo non esita ad essere prodigo nei
confronti delle scuole private alle quali elargisce soldi contanti (il Miur
pagherà direttamente il “bonus” alle famiglie interessate), dopo aver
sferzato un altro attacco al sistema nazionale dell’istruzione e alla laicità
dello Stato con l’immissione in ruolo a tempo indeterminato degli insegnanti
di religione.
Il decreto del 12 settembre scorso è uno spot pubblicitario
del governo di Berlusconi , un’azione propagandistica che ha come scopo
innanzitutto di bloccare le proteste del mondo della scuola. Ma docenti,
studenti, genitori e tutti gli altri soggetti sociali che difendono la Scuola
Pubblica non si lasceranno ingannare e continueranno a lottare per fermare la
ministra Moratti e il suo dannoso progetto di riforma.
Questa lotta si avvale dell’autorevole pronunciamento del
Presidente della Repubblica che, inaugurando l’anno scolastico, ha dichiarato
che: “La Costituzione assegna alla Repubblica il compito di dettare le
norme generali dell'istruzione, di istituire scuole statali per ogni ordine e
grado, di assicurare ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, il diritto
di accedere ai gradi più alti degli
studi”. Lo stesso Presidente ha difeso anche il ruolo “alto e nobile “
degli insegnanti e ha ribadito la differenza tra la funzione della Scuola
Pubblica, che forma i cittadini e sviluppa la democrazia, e quella della
famiglia che ha il compito di educare i figli e trasmettere loro “una sfera
privata di valori”.
Letizia Moratti, che agisce come ministra della scuola privata
piuttosto che di quella Pubblica, dovrebbe recepire questo chiaro messaggio di
Ciampi e lavorare per restituire dignità all’insegnamento e centralità
all’istruzione pubblica.
Ma nessuno si illude oggi che questo possa accadere!
...
Partito della Rifondazione Comunista - Ferrara
Partito dei Comunisti Italiani - Ferrara
Verdi - Ferrara
Cobas Scuola - Ferrara
Gilda degli Insegnanti - Ferrara
CGIL Scuola - Ferrara
Comitato per la Difesa e la Riqualificazione della Scuola della
Repubblica - Ferrara
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