RELAZIONE 2004 / CONGRESSO PROVINCIALE Desidero innanzi tutto esprimere la più netta condanna del gesto del folle, o dei folli, che hanno inviato il pacco bomba a Giovanni Donigaglia, a lui ed alla sua famiglia, il Congresso dei Comunisti Italiani di Ferrara, esprime piena e totale solidarietà. Il nostro terzo Congresso Nazionale deve consentirci di compiere una corretta analisi della attuale fase politica. Da una corretta analisi e ovviamente da gruppi dirigenti capaci e motivati, dipendono le giuste scelte da fare, la chiarezza delle posizioni da assumere e l’efficacia delle iniziative da promuovere: per incidere positivamente sugli sviluppi della situazione socio economica, per bloccare la deriva autoritaria del Governo Berlusconi, per contribuire ad una forte riscossa delle forze democratiche, per far rinascere la sinistra. Le tesi contenute nel documento Congressuale assolvono in pieno a tale scopo e, come possiamo seguire su la Rinascita, vanno raccogliendo numerosi consensi tra dirigenti e personalità, delle forze politiche di sinistra, della CGIL, dei Movimenti e dell’Associazionismo democratico. Il Governo delle destre, che non ha più il totale appoggio della Confindustria, né della Banca d’Italia (e come avrete visto Tremonti non si è fatto scappare l'occasione della vicenda Parmalat per fare pagare a Fazio, la sua presa di distanze dal Governo), né della Confcommercio, né della Conferenza Episcopale Italiana (che ringrazia per la fecondazione assistita ma abbozza, rispetto agi inviti a tornare a fiancheggiare il Governo). Un Governo che è continuamente squassato da durissimi scontri interni tra le sue componenti politiche ed ha già cambiato parecchi Ministri e Sottosegretari. Nessuna delle promesse fatte al paese è stata realizzata, e la rissa interna è ora al parossismo: Bossi dice che o gli danno il parlamento del Nord o lui sbaracca tutto, An, prima dichiara che quella proposta oltre ad essere contraria all’interesse nazionale è una stupidaggine, poi la vota ( ma contro questa secessione mascherata, con tutto il centro-sinistra andremo al Referendum e saranno gli italiani a fargliela rimangiare; la commissione parlamentare istituita sui documenti Mitrokin (da decenni in possesso della CIA) con cui la Casa delle cosiddette libertà puntava a inchiodare un bel po’ di dirigenti della sinistra, in prevalenza PCI, è finita nel nulla, per non parlare di quella Telekom Serbia, risoltasi in un gigantesco autogol. UDC e AN, stanche dei ricatti Leghisti su tutte le questioni, chiedono una verifica, Bondi dice che non di verifica si tratterà ma di un bilancio dei risultati ottenuti; la Moratti emana decisioni e decreti che sconfessano i suoi impegni con la competente commissione parlamentare, la cui presidente di AN, per protesta si dimette, l’UDC dice che non lei ma la Moratti dovrebbe dimettersi; il fallimento, voluto per ingraziarsi Bush, del semestre berlusconiano di presidenza Europea, che però gli è costato molto della residua immagine internazionale; il Presidente Ciampi che gli boccia la legge che si era fatto per le sue TV; e poi la Corte Costituzionale che gli boccia la legge Salvaberlusconi e lo rimanda, da imputato, in tribunale… Pur avendo un vago sentore degli strumenti con cui l’uomo più ricco d’Italia vedrà di rabbonire i litiganti ( nel 2003, mentre tutto il paese peggiorava le proprie condizioni economiche, le sue azioni in Borsa gli hanno fatto guadagnare 1.732 milioni di €, in più, rispetto al 2002) (3,400 miliardi di vecchie lire), tutti sentiamo, ancor più dopo le vittorie del centro sinistra nelle due ultime consultazioni amministrative parziali, che il centrodestra è a fine corsa. Non tanto per alleviargli i dispiaceri, quanto per il bene del paese (che già ora dovrà faticare anni per risalire la china), il nostro compito, il compito di tutte le forze del centro-sinistra è quello di mandarlo a casa il più presto possibile. Che non tiri una buona aria lo sentono anche Berlusconi ed i suoi consiglieri, tanto che, come leggiamo, hanno già accantonato una cifra spropositata (anche se oltre la metà la pagherà a se stesso) da investire in pubblicità elettorale; per riuscire a spenderli tutti sta già muovendosi per abolire, la par condicio. La natura amministrativa, ed europea, delle elezioni di primavera, non riduce la forte valenza politica dei due appuntamenti elettorali. Per il momento in cui cadono, queste elezioni andranno ben oltre il pur importante oggetto della consultazione. Se il loro risultato premierà l'opposizione di centro-sinistra, Berlusconi e la sua troupe riceveranno, anche dalle urne, il chiaro segnale che i loro disegni non sono passati; e all'ordine del giorno dell'agenda politica, verrà scritto: dimissioni del Governo Berlusconi. Se, dentro questa vittoria, i voti della sinistra andranno a premiare l'impegno e le lotte del PdCI, sarà più forte il peso della sinistra dentro l’Ulivo, i DS, giustamente lo leggerebbero come un no allo spostamento al centro e potrebbero ripensarci, nel Programma di Governo della coalizione, che andrà concordato prima delle elezionio politiche (speriamo prossime) potranno entrare: la scala mobile, per un reale recupero del potere d'acquisto di salari e pensioni; una coerente politica sostenibilità ecologica e valorizzazione ambientale; il pieno recupero dei diritti costituzionali, tra cui quelli alla informazione democratica, alla scuola e alla sanità pubbliche; la cancellazione delle leggi più inique, approvate dal Governo Berlusconi; la modifica di alcune leggi che furono approvate dalle nostre coalizioni di centro sinistra ( in virtù del peso prevalente di idee liberiste) e che oggi si sono rivelate sbagliate ( flessibilità del lavoro, taglio dell'edilizia popolare, privatizzazioni). Su questo tema della privatizzazione delle Aziende pubbliche, stiamo ora promuovendo, in tutta la Regione, una Petizione Popolare, che invieremo al Presidente Errani, per chiedere un ripensamento su tale politica (invito contenuto anche nell’appello che Prodi ha rivolto al centro- sinistra). Finora hanno firmato solo quanti hanno partecipato ai nostri Congressi, ma ci lavoreremo fino al 30 giugno, organizzando i tavoli per la raccolta delle firme in tutti i comuni. Noi guardiamo con fiducia a queste elezioni, ritenendo che gli elettori della sinistra abbiano sotto i loro occhi tutti gli elementi per premiare il ruolo politico che abbiamo svolto in questi anni. 1) Noi Comunisti, anche rispetto a quanti, fino al 2002, nella sinistra hanno continuato a sostenere la tesi che era semplicemente avvenuto un normale avvicendamento tra centro sinistra e centro destra, e ci accusavano di essere delle Cassandre, fummo gli unici a denunciare i disastri che avrebbe portato un governo retto da questa nuova destra affarista, che ci avrebbe fatto rimpiangere Craxi e Andreotti (del resto fu proprio questa corretta analisi della situazione politica che, nel ’98, portò un nutrito numero di compagne e di compagni comunisti, a pagare il prezzo di una scissione, dando vita al PdCI, pur di sbarrare la strada alle destre, sostenendo il Governo Prodi ). 2) Il PdCI, dopo la vittoria di Berlusconi alle politiche del 2001, favorita dalle scelte di Rifondazione e Di Pietro di non presentarsi con il centro-sinistra, è stato il partito che più si è battuto in Parlamento e nel Paese, il più fiero oppositore delle scelte fatte e delle leggi varate dalla nuova maggioranza di centrodestra. 3) Rispetto al “nuovismo” ed al riformismo debole, noi Comunisti abbiamo mantenuto una lettura di classe delle trasformazioni in atto, difendendo valori, principi e diritti, storicamente affermati e conquistati dalla sinistra italiana; 4) Il PdCI è il partito che più d’ogni altro si è compattamente schierato a sostegno della CGIL e di Cofferati, grazie alla cui chiarezza politica e decisione, i lavoratori e la sinistra hanno finalmente ricominciato ad alzare la testa. 5) Con le nostre prese di posizione e con la nostra iniziativa politica abbiamo combattuto gli orientamenti Bipartizan, e cioè pronti a trattare accordi con il Governo, più volte emersi e che ancora affiorano in SDI, Margherita e DS. Due esempi tra i più recenti: la dichiarazione di disponibilità a trattare sulla proposta del Governo sulle pensioni, fatta a pochi giorni dallo sciopero, tra l’altro, finalmente unitario con CISL e UIL; quello della disponibilità a istituire un “soggetto terzo” tra Parlamento e Corte Costituzionale; possibile che Violante non si renda conto che Berlusconi la userebbe come contrprova del carattere politico della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha rigettato la legge Salvaberlusconi? 6) Il PdCI, pur non facendo venir meno il proprio leale sostegno ai governi dell’Ulivo, ha espresso giudizi negativi, dimostratisi giusti e lungimiranti, sulla guerra alla Jugoslavia, sulla flessibilità senza regole, sullo smantellamento dell'industria pubblica, sulla privatizzazione sfrenata delle aziende pubbliche e municipalizzate, sulla mancata legiferazione sul conflitto d'interessi e sulla spinta data al revisionismo storico ed ai frutti che avrebbe prodotto (di cui Pansa è, l’ultimo in ordine di apparizione e bene abbiamo fatto a promuovere l’incontro di oggi tra il nostro Segretario Nazionale e Vindice Lecis, autore del bel libro che, in forma romanzata, racconta il clima del dopoguerra e che nel bellissimo sottotitolo, “Per fortuna che c’era Togliatti”, da la bussola con cui orientarsi nel valutare quel tumultuoso periodo storico); colgo l'occasione per inviare a nome del Congresso un caloroso augurio di pronta guarigione al partigiano argentano,Olao Mingozzi, iscritto ai DS, che, intervistato dal Corriere della Sera sul ritrovamento delle ossa umane a Boccaleone ha saputo stigmatizzare i tentativi di infangare la Resistenza. 7) Il nostro partito, già dal precedente Congresso, ha proposto alle forze politiche della sinistra di riunirsi in una Confederazione, ma, nonostante la domanda di unità di cui il popolo della sinistra è portatore, e nonostante autorevoli disponibilità espresse da personalità della sinistra Ds, dei Verdi e di Rifondazione, tutti vedete che la maggioranza Ds ha deciso altrimenti. I DS, portando a compimento la trasformazione avviata con il Congresso di Rimini che sciolse il PCI, hanno deciso di costruire, per le elezioni europee, lo schieramento elettorale "del triciclo", che poi dovrebbe sfociare in un nuovo partito “riformista”, con SDI e Margherita. Questo processo di unificazione tra storie e culture politiche differenti tra loro, ha un'evidente vocazione moderata; la Margherita, la cui componente più significativa è costituita dal popolarismo, rappresenta una storia democratica importante, e con essa noi intendiamo mantenere una alleanza strategica, ma, indubbiamente, essa ha le proprie radici nella Democrazia Cristiana e non nella sinistra italiana. In un progressivo quanto inesorabile percorso, la sinistra italiana rischia, nella sostanza, di doversi fare sempre più, essa stessa, centro, facendo propri orientamenti e proposte di segno sempre meno connotabile come sinistra: sui temi della pace, del lavoro, dei diritti, del riconoscimento delle differenze e della laicità dello Stato. Partendo da queste constatazioni, noi riteniamo che esistano tutte le condizioni oggettive perchè, nella vittoria della coalizione di centro-sinistra, sia alle europee che alle comunali e provinciali, i Comunisti Italiani, con le proprie liste, possano riportare un buon risultato elettorale, liste che saranno aperte a quanti, pur non comunisti, avvertono l’esigenza di far rinascere la sinistra italiana. C’è bisogno di sinistra. Di una sinistra che sappia animare e sviluppare una riscossa democratica, contro il prevalere delle politiche conservatrici e restauratrici che, negli Stati Uniti come in Italia, puntano a modificare gli assetti che per un lungo periodo sono stati posti alla base dei regimi democratici e dei rapporti tra gli Stati: utilizzando le guerre preventive per dominare il mondo, avendo il controllo totale della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale, dell’Organizzazione del Commercio Mondiale e svuotando il ruolo dell’ONU e delle istituzioni democratiche dei propri paesi. Questa ondata restauratrice ha portato con se: * pesanti limitazioni alla democrazia; la commistione tra la cosa pubblica e la ricchezza privata; * il regresso sulla libertà di informazione, * un arretramento di civiltà sui temi della salvaguardia ambientale e sulla fruizione e gestione pubblica di beni essenziali, come l’acqua, e di servizi pubblici primari, come la scuola e la sanità. Di fronte a questa ondata restauratrice e oscurantista, che le nuove destre stanno portando avanti, non solo in Italia, non è con il riformismo debole e moderato che tale riscossa può essere avviata e sviluppata. Non siamo più al vecchio contrasto tra progressisti e conservatori, qui stanno cancellando, a tutto spiano, i diritti e le conquiste del lavoro, civili, democratiche; sono all’attacco della Costituzione ……e sentiamo ancora riproporre gli errori del “moderatismo”, che aveva infiacchito gli ultimi due anni dei governi di centro sinistra, e che era stato sottoposto alla critica non più solo nostra, ma anche a quella, ben più poderosa, di grandi manifestazioni di popolo, in particolare per la Pace, per i diritti e il lavoro, ma anche per le pensioni, per la giustizia, per la scuola pubblica. E’ da sinistra che può ripartire la riscossa democratica di fondo, senza la quale “tricicli”, "annacquamenti ideali" e "marchingegni elettoralistici", restano appesi per aria. Le pre-condizioni decisive sono quelle di sconfiggere Berlusconi alle prossime elezioni amministrative ed europee, e poi subito dopo, come ci auguriamo, alle politiche; ma la vera sfida è quella del governo del paese. Con il nostro partito, ancora piccolo ma che sta rapidamente sviluppandosi e ottenendo un crescente sostegno elettorale, noi porteremo questa sfida progettuale, concreta, non velleitaria, dentro al centro-sinistra e all'interno di un indispensabile quadro unitario di alleanze, per spostarne l'asse verso sinistra; affinché prevalgano posizioni più avanzate, più in sintonia con quanto ci chiedono le lavoratrici ed i lavoratori, le pensionate ed i pensionati, i giovani, le donne, i disoccupati. Nel programma di Governo del centro-sinistra è necessaria, innanzi tutto, una coerente e rigorosa posizione sulla pace, sul ripudio (come recita la Costituzione) di ogni guerra e, tanto più, della guerra preventiva e permanente. Solo attraverso la soluzione dei problemi del mondo, si potranno bonificare i bacini dell'odio, sconfiggendo il fenomeno terribile del terrorismo. Nell’ambito della lotta per la pace, per la cooperazione fra i popoli, per una riforma degli organismi internazionali, domina oggi sopra ogni cosa la campagna contro l’abominio della guerra. L’Occidente rischia di trasformarsi in un bunker militarizzato perché alla guerra permanente si contrappone inevitabilmente il terrorismo globale. L’Italia non deve prendere parte alla guerra. L’Iraq deve essere consegnato agli iracheni. I Paesi occupanti si devono ritirare, sostituiti da truppe dell’Onu, costituite da militari di nazioni non impegnate nel conflitto, per poi restituire all’Iraq la piena sovranità nazionale. Il governo italiano è responsabile politicamente e moralmente del massacro dei nostri uomini, avendoli mandati in Iraq per obbedire a Bush. L’Italia deve ritirare immediatamente le proprie truppe d’occupazione, ed il nuovo governo del centro-sinistra dovrà ribadire una politica estera di pace, di collaborazione e di distensione internazionale, concorrendo con decisione al rilancio di una Europa pienamente democratica e attrice di pace, non fonte di nuovo imperialismo, L’instabilità e i conflitti nel Mediterraneo e nel Medioriente, le guerre in Africa, la rincorsa agli armamenti, sono condizioni che ritardano lo sviluppo economico dell’Unione Europea. L'UE ha gravi responsabilità nel conflitto israeliano palestinese per non aver preteso da Israele l’applicazione della risoluzione dell’Onu. Ma l’accordo, sottoscritto a Ginevra fra personalità israeliane e palestinesi, dimostra che una pace giusta è possibile. E’ in questo contesto di guerre, di distruzione di culture e di equilibri economici, di drammi alimentari e sanitari ( e voglio qui esprimere il plauso e la riconoscenza dei comunisti ferraresi, per i numerosi medici e volontari che stanno personalmente impegnandosi per alleviare le sofferenze di intere popolazioni e per realizzare strutture sanitarie, in più punti del continente africano) è in questo contesto che avviene il fenomeno epocale di grandi migrazioni di massa verso la parte più ricca del pianeta. Esse, causate da squilibri mondiali e da un’immensa disperazione, mettono in discussione equilibri e identità, generano paure; ma tale fenomeno è inevitabile (il Governo delle destre, cercando di cavalcare paure e razzismo, ha, con la legge Bossi-Fini, deciso la tolleranza zero e il risultato è che l’immigrazione clandestina è aumentata) e solo una logica di accoglienza e di integrazione può governare il fenomeno. Ma per i Comunisti un migrante incarna un doppio sfruttamento: il saccheggio della propria terra d’origine da parte dei Paesi ricchi (è su questo punto che ogni vera politica di pace e di controllo del fenomeno, dovrebbe incidere) e la più tradizionale alienazione del lavoro salariato, spesso in condizioni di precarietà ben peggiori di quelle dei lavoratori italiani. Ed è proprio sui temi del lavoro, nella consapevolezza che esso è al centro di un progetto alternativo di modello di sviluppo, che noi comunisti, concentreremo la nostra iniziativa di massa e incalzeremo le altre forze della coalizione. In Italia, in nome della flessibilità, è in atto un intenso processo di destrutturazione della componente “lavoro”. Le nuove forme di sfruttamento sono cinicamente presentate come “libere scelte” verso il lavoro precario, nelle diverse forme che oggi dominano il panorama del mercato del lavoro. La privatizzazione forzata (chi si opponeva non era moderno) è partita negli anni ’90 e non ci si preoccupò di pensare agli effetti che avrebbe prodotto; fu così che si modificarono radicalmente ed in breve tempo gli assetti della struttura produttiva del nostro Paese, senza alcun baluardo legislativo che garantisse un corretto processo di dismissioni, né che mirasse allo sviluppo della produzione e alla salvaguardia occupazionale, o istituisse una qualche forma di garanzia e di controllo sulle politiche industriali dei settori strategici e di interesse generale. Energia elettrica, telefonia, autostrade, aeroporti, linee di navigazione hanno costituito un’appetibile alternativa alle attività manifatturiere, più esposte alla concorrenza internazionale e l’imprenditoria nazionale vi ha fortemente investito, distraendo risorse dalle attività manifatturiere preesistenti. Si è determinata, di conseguenza, la caduta della già esigua somma di investimenti nella ricerca per l’innovazione dei prodotti e nella crescita di dimensione, per reggere i mercati mondiali e per rafforzare le reti commerciali e di assistenza. La caduta di competitività e la perdita di quote di mercato hanno determinato il declino del mercato dei prodotti ad alta tecnologia e ad alta qualità. Per anni, dalla sconfitta operaia alla Fiat (con la famosa manifestazione dei colletti bianchi) è venuta avanti una campagna tesa a dimostrare che le imprese italiane erano meno competitive perché il costo del lavoro italiano era troppo alto e perché erano impedite nel loro sviluppo da regole stataliste. Meno stato e più mercato. E’ bene ricordarci quei momenti, le terribili campagne lanciate contro il sindacato, contro la sinistra, contro Berlinguer che era a quei cancelli con i lavoratori. Molti, troppi, hanno abboccato, anche a sinistra, ancora oggi Fassino scrive che Berlinguer era come uno zombi, mentre Craxi, con l'abolizione della scala mobile era la sinistra moderna (ma non voglio infierire e, in merito alle cose scritte da Fassino su Berlinguer, vi rimando al bell'articolo di Aldo Tortorella che potete ritirare al tavolo dell'ingresso). La nostra è stata una sconfitta prima culturale e poi politica. Molti, troppi, pensavano che per essere una sinistra moderna bisognava ridursi a scimmiottare le analisi dei neoliberisti americani, la forza propulsiva di un mercato che non andava regolato ma anzi "liberato da lacci e lacciuoli", la new economy, la finanza internazionale, tutto ciò avrebbe creato una nuova rivoluzione sociale dove tutti saremmo diventati ricchi. Il berlusconismo ha queste radici "nobili". Questa filosofia ha prodotto i danni che abbiamo sotto gli occhi: in un mercato senza regole, senza i famosi "lacci e lacciuoli", prevalgono i furbi, i corrotti, i grandi illusionisti di wall street e di casa nostra, che come nel caso Tanzi. Ricerca, innovazione, risorse umane sono state messe in un angolo, non erano più delle priorità. Ed oggi cogliamo i frutti di quella semina: il sistema economico e produttivo italiano è meno competitivo di quello di 20 anni fa. Ma le ripercussioni sulle forze sociali sono state altrettanto gravi: la precarietà del lavoro, la diminuzione del potere d’acquisto dei lavoratori e delle famiglie a reddito fisso, bruciati miliardi di miliardi di risparmi di anni di lavoro perché nella filosofia della mancanza di regole è stato possibile per 15 anni fare i bilanci della Parmalat ( una delle prime società italiane quotate in Borsa, la società del vice-presidente di Confindustria), con la fotocopiatrice e con lo scanner. Il risultato finale è tremendo. Diminuzione del livello competitivo, diminuzione dei fatturati reali e delle quote di mercato, quindi, una struttura economica più debole e diminuzione dei consumi. In sostanza una società più povera. Invertire tale processo certamente è difficile ma non impossibile: occorre un ritorno a politiche industriali che possano indirizzare l’evoluzione del sistema produttivo nazionale lungo direttrici coerenti con gli interessi generali del Paese. Per rimettere in moto il Sistema Italia, il nostro documento congressuale ritiene indispensabile l’intervento della programmazione pubblica sui settori ritenuti strategici (lo slogan per richiamare una riflessine sul concetto è quasi una provocazione, per certe orecchie: più stato e meno mercato), con investimento di risorse in grado di rendere economicamente validi i vari programmi, inserendoli nei consorzi industriali europei e stimolando la crescita e lo sviluppo di centri di eccellenza per la tecnica e per la ricerca. L’istruzione e la cultura, insieme alle grandi questioni sociali, sono connesse alla qualità sociale del lavoro. Per questa ragione, deve essere emblematica e radicale la scelta di abrogare le peggiori e più inique leggi approvate dall’attuale maggioranza: la legge 30, la controriforma Moratti della scuola (contro la quale si sta, in queste ore, svolgendo, a Roma, una grande manifestazione nazionale a cui anche il nostro partito ha aderito), la legge Bossi-Fini contro gli immigrati, il disconoscimento dell’esposizione all’amianto di migliaia di lavoratori, la legge Gasparri, sul sistema radiotelevisivo, che giustamente il Presidente Ciampi ha rinviato alle Camere, ma che, tutti sanno, Berlusconi, cambiata qualche virgola, e non è detto in meglio, rifarà votare dai suoi parlamentari. A ciò, si dovrà accompagnare una più avanzata legislazione sociale, che difenda innanzitutto i ceti più deboli ed esposti ai contraccolpi del nuovo assetto finanziario dell’economia. Questo significa dare centralità alla questione dei salari e delle pensioni. Lo andavamo dicendo da più di un anno, che i salari e le pensioni avevano perso potere, che tante famiglie erano in forti difficoltà, e che molti anziani e nuclei monoreddito stavano scendendo sotto la soglia della povertà, ora cominciano a dirlo anche i dati ufficiali. Tremonti e compagnia dicono che è colpa dell’€ e di Prodi, che ha fatto l’€ da 1, in moneta metallica invece che in carta (sorvolo sulla infelice decisione di Bertinotti di unirsi a questo sguaiato coro); ma un Ministro del Tesoro dovrebbe dirci: perché negli altri paesi europei ciò non è successo, e perché è, invece, l’Italia che, con il governo Berlusconi, ha registrato i più alti indici di inflazione? Ma al peggio non c’è limite, e il Governo, che non ha adottato nessuna politica e nessun intervento antinflazionistico, si appresta ad adottare una nuova raffica di aumenti: tariffe, tasse, pedaggi, prezzi; che nel 2004 incideranno, secondo le associazioni dei Consumatori, attorno ai 1000 euro a famiglia. Noi, dopo anni di falcidia di salari e pensioni, chiediamo il RIPRISTINO DELLA SCALA MOBILE. E su questo punto, daremo vita ad una forte iniziativa politica nel paese. Al programma del centro- sinistra, oltre alla Scala Mobile, chiederemo di recuperare la funzione propria del sistema pensionistico e di intervenire a favore delle politiche di Welfare: servizi sociali, sanità, scuola pubblica e istruzione, edilizia pubblica, trasporti, vivibilità ambientale. Al fine di acquisire le necessarie risorse si deve tornare alla progressività nell’imposizione fiscale, che non a caso costituisce un principio costituzionale, e si deve incardinare il rapporto tra lavoratori e imprenditori in un quadro chiaro di regole sulla rappresentanza sindacale. Alle altre forze della coalizione noi proponiamo il ripristino ed il rilancio dei diritti costituzionali, sociali e individuali, nonché della laicità dello Stato, contro ogni discriminazione etnica, di sesso, di orientamento sessuale e contro ogni legislazione di tipo etico-confessionale. Occorre assumere le differenze, a partire da quella di genere, come misura dell'equità e dell'efficacia delle politiche pubbliche, per rendere sostanziale il principio di uguaglianza dei diritti e per garantire l'effettiva universalità dei sistemi, pubblici, di protezione sociale. Anche di questi temi abbiamo parlato in una recente riunione, promossa dal nostro partito, con gli amici del Circo Massimo e con la compagna Carena, responsabile del coordinamento nazionale Gay e Lesbiche, “Pasolini”, ed in tale occasione ci siamo fatti suggeritori di un incontro tra il Circo Massimo e tutti i partiti della coalizione, per concordare impegni e iniziative. Per risalire la china servono scelte chiare, comprensibili e verificabili dalla maggioranza degli italiani che ne dovranno essere i beneficiari e quindi i sostenitori. Non è sufficiente dirsi "riformisti", parola abusata (Bossi, Giuliano Ferrara, Pannella, si dichiarano campioni del riformismo), così come per noi comunisti non può più bastare essere delle "sentinelle", bisogna che le forze della sinistra si riorganizzino e riprendano a muoversi in campo aperto, dove il vero tema da affrontare è quali riforme concretamente fare, a vantaggio di chi. Per una riscossa democratica, sono quindi necessarie, politiche di sinistra, di una sinistra che, come dice il nostro documento congressuale, “ sappia essere strategicamente alleata delle forze moderate democratiche, ma con autonomia politica, organizzativa ed ideale. IL PARTITO Stiamo lavorando bene. Non c’è fabbrica che non ci abbia visto ai suoi cancelli, non c’è piazza di comuni che non abbia visto i nostri banchetti, non c’è sciopero o manifestazione che non abbia visto i comunistiferraresi presenti, e Mercoledì 21 festeggeremo gli 83 anni dei Comunisti Italiani( alle 7con i lavoratori del petrolchimico, alle 13 con gli operai della Berco ed alla sera con una cena, aperta a tutti, ad Ostellato; chi non si è ancora prenotato può farlo qui, al tavolo dell’ingresso, dove può anche rinnovare l’iscrizione al partito). Questo Congresso Provinciale è stato preceduto dagli 8 Congressi delle nostre Sezioni territoriali, solo due delle quali hanno già una propria sede. Tra gli obbiettivi che la Segreteria provinciale indica al Congresso, c’è quello di aumentare il contributo finanziario e le iniziative di autofinanziamento, tra le quali un particolare rilievo dovranno assumere le feste de la Rinascita, positivamente sperimentata a Portomaggiore, (ma anche di minor durata e impegno) per aprire una sede ogni Sezione, accorpando Cento, Poggiorenatico e Alto Ferrarese in un’unica “Sezione Alto Ferrarese”, e accorpando Comacchio e Basso Ferrarese in un’unica Sezione “Basso Ferrarese”. Proponiamo quindi che si cominci con l’aprire una Sede in ogni Sezione che supera i 75 iscritti e che si impegna a superare i 100. Gli 8 Congressi sono stati un lusinghiero successo, superiore ad ogni previsione, per la partecipazione dei Partiti della coalizione, della Cgil, di Movimenti e Associazioni locali. Particolarmente riusciti quelli di Cento, Copparo e Bosco Mesola, ove il nostro Congresso è stato l’occasione per un primo incontro e confronto politico tra le varie forze locali. La partecipazione degli iscritti, con il 26 %, è stata buona ( superiore a quella degli altri partiti, ma dobbiamo migliorarla); la preparazione è stata accurata ed anche il riscontro sui media è stato positivo. I lavoratori ed i cittadini che vi hanno partecipato hanno visto un partito che è rapidamente cresciuto, dal punto di vista politico ed organizzativo, e che ormai ce l’ha quasi fatta a strutturarsi su tutto il territorio ed a dotarsi di un gruppo dirigente ampio ed autorevole che sa ragionare e muoversi tenendo la bussola dell’interesse generale della comunità e della sua coesione sociale. Questi Congressi, ed anche questo nostro Congresso Provinciale, costituito dai 62 delegati (uno ogni 7 iscritti) eletti nei Congressi di Sezione, sono per noi un punto di arrivo e di rilancio. Siamo arrivati a 423 iscritti e già puntiamo ai 600 per il 2004, durante l’attività congressuale la Sezione di Copparo è balzata da 13 a 25 iscritti ed ora puntano ai 40; siamo presenti in 24 comuni (mancano ancora i Comunisti Italiani a Berra e Masi Torello); in 9 delle più grosse fabbriche della provincia, in 6 Facoltà Universitarie, in 7 scuole superiori, in 8 Centri Sociali. E bisogna rilevare che questi ottimi risultati sono stati raggiunti nonostante il fatto che molte compagne e compagni, che ne avrebbero le capacità, non siano ancora riesciti ad assumere appieno il proprio ruolo dirigente, sottovalutando: lo studio e l’aggiornamento politico, attraverso l’ottimo strumento di cui disponiamo (la Rinascita), il tesseramento e reclutamento e l’importanza, per loro, di essere tra i lavoratori ed i cittadini nelle lotte e nelle manifestazioni. Il reclutamento, la crescita organizzativa del partito, sono tutt’uno con l’essere comunisti; si può essere un libero pensatore, una persona “di sinistra”, un “ex comunista”, ma un comunista (lo dice la parola stessa) o ha capito l’importanza di mettere in comune saperi, esperienze e capacità, passando dalle momentanee fiammate protestatarie al partito organizzato ( “ quella poderosa leva che consente di cambiare in meglio le condizioni concrete di vita di milioni di donne e uomini”, o, resta una brava persona, ma non è ancora diventato un comunista, e, tantomeno, un dirigente comunista. A tutt’oggi abbiamo ritesserato 164 degli iscritti del 2003, e fatto 33 nuovi reclutati, l’invito che rivolgo a tutti i delegati è quello di impegnarsi per arrivare al Congresso Nazionale avendo già effettuato il giro di boa dei 300 iscritti, l’altra tappa (con in mezzo la campagna elettorale) è a fine Giugno con 450, se lavoreremo con questo ritmo, a fine ottobre supereremo i 600. Lavoreremo con grande impegno, nelle imminenti elezioni, per uscirne con un partito più forte, con più iscritti e con più voti. Il nostro partito ha acquisito e formato quadri dirigenti che hanno una buona conoscenza reale dei problemi, conosciuti e stimati negli ambienti in cui operano e che si sono fatti apprezzare dentro e fuori dal partito per il loro impegno, ciò faciliterà gli elettori nel percepirci come un partito che ha persone capaci, in grado non solo di dire bene, ma anche di fare bene e risolvere i problemi. Da queste compagne e da questi compagni, che candideremo nelle circoscrizioni e nei comuni, noi chiediamo, di portare nuovi consensi al partito, attraverso i voti di preferenza che riusciranno a raccogliere sul loro nome. E’ una questione che pongo perché penso che il tormentone “non cerco voti per me, ma per il partito” sia facilmente risolvibile prendendo atto che quella preferenza è un voto che va al partito. Dell’importanza di queste elezioni per noi, e per la coalizione, abbiamo già detto. Nella nostra provincia si eleggeranno 18 sindaci, tra cui quello di Ferrara, con i relativi consigli comunali, il Presidente della Provincia, con il relativo Consiglio Provinciale e otto Consigli di Circoscrizione nella città di Ferrara. In quattro comuni, Ferrara, Argenta, Bondeno e Copparo, superiori ai 15000 abitanti, così come per il consiglio provinciale ci presenteremo con nostre liste, aperte al contributo di forze e persone provenienti da altre esperienze politiche o che, pur non essendo comuniste, condividano le proposte politiche, sociali e ambientali, che vogliamo portare nel centro-sinistra. Come coalizione, in futuro, dovremo meglio definire tempi e regole per la scelta dei candidati e la definizione dei programmi, tuttavia, per quanto ci riguarda, noi abbiamo già espresso, ancor prima dell’estate il nostro appoggio alla ricandidatura di Sateriale e Dall’Acqua, avanzate da DS e Margherita, il nostro sostegno ed il nostro giudizio positivo sul lavoro svolto sono quindi chiari. Due questioni restano aperte. 1) La nostra contrarietà alla realizzazione della Mega Turbogas, all’interno del Petrolchimico, è nota e qui la ribadiamo. Ci hanno guidato ragioni ambientali, urbanistiche e, come poi diremo, ispirate ad un diverso modello di sviluppo della Città. All’insieme di queste valide ragioni, ora va ad aggiungersi il recente studio sull’impatto delle polveri fini; confidiamo quindi che il Sindaco voglia rivedere la questione, alla luce dei nuovi elementi. Tra l’altro, anche l’esperto nazionale, chiamato al Convegno ferrarese di Sinistra Ecologista, associazione dei DS, non ha nascosto le sue profonde perplessità. 2) Il nostro disaccordo sull’ipotesi, fattasi abbastanza concreta, che i nostri EE.LL. perdano il controllo del 51% di Agea. Le nostre ragioni le abbiamo già pubblicizzate, ma qui le ricordo, brevemente. A) Ci sono impegni che Agea si è assunta con partiti e cittadini, in merito a delicate questioni ambientali che riguardano l’acqua, il gas, la geotermia, nonchè il consistente potenziamento dell’inceneritore; impegni che né il Comune, né Agea, sarebbero più in grado di garantire. B) Noi pensiamo che le scelte strategiche, gli investimenti e le tariffe per gli utenti, debbano continuare ad essere decise dai nostri EE. LL. Su altre questioni, pur importanti, sulle quali abbiamo avanzato posizioni e proposte, non condivise dal Sindaco o dalla maggioranza, ha fatto giustamente premio la volontà unitaria, e così potrà avvenire anche in futuro. L’importante è che, sulle scelte più rilevanti, all’interno della giunta, tra i gruppi consigliari e tra le forze politiche della coalizione, l’informazione, il dialogo ed il confronto, siano vissuti e affermati come strumenti di reale approfondimento e di rinnovata coesione. Il nostro giudizio sul lavoro svolto dagli altri EE. LL. ferraresi, guidati dalle Giunte di centro-sinistra, che stanno ora terminando il proprio mandato è complessivamente positivo. Tale giudizio tiene conto del fatto che solo la Provincia e il Comune di Ferrara hanno ritenuto di doverci coinvolgere nella gestione. Non ne abbiamo fatto un dramma, nè abbiamo messo in discussione la nostra lealtà verso l'Ulivo ed il centro- sinistra; ma sarebbe sbagliato se altre componenti, per quanto più votate di noi, si fossero convinte che, per quieto vivere, o per generoso infantilismo, noi si sia disposti a rinunciare al diritto-dovere di partecipare alla gestione del consenso che abbiamo portato alla coalizione. La questione della pari dignità tra le forze della coalizione è per quanto ci riguarda decisiva, ma non porta con se, né la negazione della diversa forza elettorale tra i partiti, né la pretesa di imporre meccaniche ripartizioni di potere. Ma il potere che gli elettori ci danno con il loro voto, noi ci batteremo per vederlo riconosciuto; è per quello che lavoriamo, perchè è con più potere che si può incidere e fare di più. Ciò vale per i comuni che andranno al voto ora, ma anche per quelli, come Comacchio, Codigoro, Tresigallo e Vigarano, che sono a metà mandato e nei quali si è ritenuto di non riconoscerci alcun ruolo gestionale. Sui comuni che vanno al voto noi abbiamo chiesto: che venisse chiarito il rapporto con le liste civiche, di avere almeno un candidato a Sindaco e che la scelta delle composizioni degli esecutivi e dei loro componenti venga esaminata con i Sindaci e con i rappresentanti dei partiti della coalizione. Riconoscendo l’opportunità di ripresentare i sindaci uscenti ove questi fossero disponibili, i segretari dei partiti della coalizione hanno fatto il punto sulle iniziative, decisioni e proposte, maturate e comunque già avvenute nei rimanenti comuni. Noi abbiamo avanzato la candidatura a Sindaco nei comuni di : Mesola, con il compagno Selvatico, che insegna alle scuole medie; Mirabello, con il compagno Celati, che è operaio in un’azienda agricola; Ro, con il compagno De Stefani, che è un tecnico della Vortex Hidra. Sono tre candidature valide e che possono dare un contributo alla vittoria della coalizione in quei comuni; siamo quindi fiduciosi che, finalmente, un Comunista Italiano possa avere dalle altre forze della coalizione quel necessario consenso che noi siamo pronti a dare a 18 candidati di altri partiti. Con la ribadita partecipazione di Rifondazione, a cui si sono aggiunti L’Italia dei Valori di Di Pietro, Alleanza Popolare (Udeur, di Mastella e Martinazzoli), il rinato PSDI, di cui è segretario Corrado Calò, ed i repubblicani ferraresi di Ascanelli, la coalizione non è mai stata così ampia e quindi le condizioni per battere le destre sono oggi più forti. Le liste civiche che si presentano contro il Centro Sinistra, consapevoli o meno, sono oggettivamente funzionali al centrodestra, da cui mutuano l’antipolitica, il localismo ed il populismo. A Bondeno, S.Agostino, Voghiera, Massafiscaglia e Jolanda, abbiamo tutte le condizioni per tornare a vincere, ed anche a Masi Torello, se permarrà l’attuale divisione tra due liste civiche (una di area AN e l’altra di area Forza Italia). La situazione economica ed occupazionale non è positiva per l’Italia, non può esserlo per l’Emilia-Romagna e per la nostra provincia. Questa considerazione, che deduciamo dagli indicatori economici nazionali, trova purtroppo conferma nella situazione che vivono le famiglie, i lavoratori, i pensionati, le donne, l’insieme della comunità ferrarese di cui fanno, a pieno titolo parte, anche migliaia di lavoratori e di cittadini immigrati. Quindi, lo hanno già scritto le compagne ed i compagni della sezione di Ferrara, non ci convincono i dati pubblicati di recente, ma elaborati molti mesi fa, ed in cui non troviamo le crisi della Costruttori, della Felisatti, della Cercom, della Fornace Molino, della Stayer, della Demm, della Zanolini, della Jean Klebert, della Reynolds, il trasferimento di Eridania, ecc. Noi comunisti siamo naturalmente sensibili ai problemi che si aprono per ogni posto di lavoro che viene a mancare, il lavoratore si sente colpito nella sua professionalità, viene profondamente intaccata la sua fiducia nel futuro, lui ed i suoi familiari perdono una determinante, a volte l'unica, fonte di reddito, sono drammi reali. Mi scuseranno quindi gli altri lavoratori oggi colpiti o minacciati da uguale sorte se, per rilevanza dell'azienda, numero di addetti e natura cooperativa dell'azienda in oggetto, e quindi profondamente legata alla storia del movimento operaio, mi soffermerò sulla vicenda della Costruttori. La sua crisi è un colpo durissimo per tutta l'economia ferrarese. Giovanni Donigaglia si è assunto la diretta responsabilità di gravi errori gestionali ed ha descritto, le ragioni e le cause della situazione in cui la cooperativa si è trovata avviluppata. Una più ampia riflessione potrà aiutare a capire di più e ad evitare che tale vicenda travolga, nel ferrarese, l'idea stessa, l'esperienza storica, degli operai che si uniscono e cooperano per diventare imprenditori di se stessi. Ora, come abbiamo detto nel documento redatto dai partiti del centro-sinistra, occorre concentrare le forze sulle soluzioni da trovare per i lavoratori, per i soci sovventori, per i risparmiatori e per le aziende artigiane coinvolte, molte delle quali hanno accumulato crediti che ora rischiano di travolgerle. I Comunisti Italiani registrano con favore i primi interventi del movimento cooperativo e si augurano che tale impegno diventi forte ed operante così come lo è stato, quello della Costruttori rispetto alle crisi aziendali del nostro territorio. Anche i commissari, nominati dal Governo stanno, finora, agendo con solerzia e con serietà, condividendo, così abbiamo letto, lo stesso obbiettivo di sindacati, lavoratori e forze politiche, salvaguardare le attività produttive. Ripartire non sarà facile, e noi esprimiamo tutto il nostro sostegno a quanti sono attivamente coinvolti sui vari fronti che la crisi ha aperto, ma è l'unica strada per produrre nuove risorse con cui sanare una rilevante parte del debito. Queste sono le cose che ci interessano, le polemiche no, e ancor meno le vendette personali o le guerre dei Bottoni. Dicevamo che i dati economici recentemente diffusi non ci convincono, anche perchè non potevano fotografare gli effetti delle numerose crisi aziendali sopra elencate. Nei dati statistici un operaio che, in un anno, viene assunto e licenziato, in tre lavori "flessibili", di breve durata, diventa …tre lavoratori occupati. Così come quei dati non evidenziano la precarietà di tanti lavori, né la grande presenza del pendolarismo, sovente anticamera del trasferimento di residenza. C'è crisi per quanti, giovani o meno giovani, e sono più donne che uomini, cercano lavoro, non ne trovano e quando ne trovano, devono spesso rinunciare ai propri diritti, sindacali e civili, come alla Bennet. C'è crisi per le piccole e medie imprese agricole, per tante imprese artigiane contoterziste, per i commercianti diventati commessi in "franciaising" delle griffe nazionali e internazionali o spinti ai margini del mercato dallo strapotere, economico e commerciale, dei grandi gruppi distributivi. Ci sono riduzioni, di funzioni e di occupati, nei servizi pubblici, scuola, sanità, acqua, gas, edilizia pubblica, trasporti, asili nido, ecc. , colpiti dai tagli del governo verso gli EE. LL.; un governo che in tal modo punta alla loro privatizzazione, costringendo comuni ed aziende municipalizzate a ridurne la quantità e la qualità o ad aumentarne smisuratamente i costi. Sappiamo che ci sono compagni e amici delle altre forze del centro-sinistra che sentono il dover di correggere questo quadro, ritenuto a tinte fosche. Altri pensano: “ci sono le elezioni, se noi parliamo della crisi il centro destra dirà che è colpa nostra…” Ma noi pensiamo che questa sia la realtà e che, come tale, vada affrontata, e che essa non potrà migliorare se non introdurremo profonde correzioni e cambiamenti, sapendo che ci potrà aiutare l'insediamento di un governo di centro-sinistra, che affronti le cause di fondo della crisi e che lavori anche per un rafforzamento dell’Europa (e non per il suo svuotamento, come il centro destra ha fatto, su input dell’attuale governo americano). Parlare della reale situazione di crisi e delle impegnative scelte da compiere per uscirne, non toglie nulla alle imprese che continuano a tirare, che investono, che rispettano i diritti sindacali e civili dei loro dipendenti, che hanno cura di ridurre l'impatto ambientale delle loro attività, che magari spendono anche qualcosa in ricerca ed in formazione( propria e dei propri dipendenti); anzi, è proprio di loro che abbiamo bisogno, è da queste loro qualità e capacità che dobbiamo partire, lavorando per svilupparle. A questo fine, noi Comunisti Italiani di Ferrara, lanciamo a tutta la coalizione ed a tutte le forze sociali, economiche, scientifiche e culturali del ferrarese, ed in particolare ai giovani, la proposta di lavorare insieme per definire GLI ORIZZONTI DEL NUOVO SVILUPPO ECONOMICO FERRARESE. Agli imprenditori ed agli investitori, ferraresi e non, noi non diciamo come Berlusconi ha detto agli imprenditori americani: “ Venite in Italia che adesso è il paese con meno regole e meno vincoli sindacali di tutta l’Europa“; a loro noi, che siamo comunisti, diciamo: “A Ferrara c’è coesione sociale, ci sono servizi, ci sono lavoratori qualificati, c’è l’Università, ci sono EE.LL. che funzionano, siamo impegnati a migliorare ulteriormente le infrastrutture viarie, ferroviarie, informatiche, la formazione professionale ed il sostegno economico alle imprese che intendono elevare la qualità dei prodotti e adottare tecnologie che riducano l’impatto ambientale”. Diciamo loro che non c’è futuro sulla strada che a loro indicano il Governo ed i settori più ottusi di Confindustria; la riduzione del potere d’acquisto, di salari e pensioni, farebbe saltare la qualità della vita e dei consumi degli italiani, e non darebbe alcuna prospettiva di medio termine alla competitività dei prodotti italiani. La globalizzazione dei mercati e l’allargamento della comunità europea, non danno nessuna prospettiva a chi non introduce forti innovazioni di prodotto e/o di processo produttivo, in grado di alzarne la qualità e quindi la possibilità di vendita a prezzi più renumerativi. Non c’è futuro per le aziende il cui profitto venga principalmente dalla compressione dei salari, dalla riduzione dei diritti dei lavoratori, dal non rispetto della salute dei consumatori, e dal non impiego delle migliori tecnologie in grado di ridurre l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e dei terreni. E’ una riflessione che spetta al centro sinistra avviare: con le organizzazioni artigiane ed industriali, con gli imprenditori e gli investitori che giustamente ricercano il profitto, con le Centrali Cooperative, con le organizzazioni sindacali, territoriali ed aziendali dei lavoratori, con l’Università, la Camera di Commercio, con la Cassa di Risparmio e con gli altri istituti bancari che manifestino uguale disponibilità e impegno, con la Regione, la Provincia e gli EE. LL.. Puntando su Università e ricerca, pubblica e privata. Oggi siamo ultimi in Europa. Il Governo delle destre ha ulteriormente ridotto quei finanziamenti che il centro sinistra aveva raddoppiato, e le imprese italiane vi investono un terzo di Francia, Belgio e Germania, un quinto di Svezia e Finlandia. E' sintomatico che i metalmeccanici italiani, guidati dalla FIOM, siano in lotta da tre anni per un adeguamento contrattuale dei loro salari (la stragrande maggioranza porta a casa sotto i mille € al mese, ed in Germania, lo stesso metalmeccanico ha un salario di 2500 euro; sulla formazione continua di maestranze e imprenditori (utilizzando al meglio i finanziamenti europei); sulla messa a disposizione di risorse e strumenti pubblici, le aziende od i progetti degli imprenditori che entreranno nel progetto, andranno sostenuti nell' individuare le innovazioni che sarà utile introdurre, per migliorare le qualità tecniche nel prodotto e/o la compatibilità ambientale, della produzione e/o del suo utilizzo. Servizi, finanziamenti e interventi pubblici di sostegno o di accelerazione di iter burocratici, dovranno essere unicamente riservati ad imprenditori e imprese che abbiano in essere o sottoscrivano accordi impegnativi sul rispetto dei diritti civili e sindacali dei lavoratori. La priorità degli studi e degli interventi andrà data all’innovazione o conversione produttiva delle aziende esistenti, a cominciare da quelle in crisi (anche attraverso facilitazioni alla delocalizzazione di imprese oggi operanti in aree “sature” della Via Emilia e del Veneto). Negli ORIZZONTI DEL NUOVO SVILUPPO ECONOMICO FERRARESE unitamente ai temi di uno sviluppo qualitativo (con il Patto per lo sviluppo facemmo dei passi avanti, ma il suo limite era che fu pensato ancora dentro la logica dello sviluppo quantitativo) dell’artigianato e della media industria ecocompatibile, l’altro punto che vi è strettamente connesso è la Città d’Arte. Nei primi anni 90, consentitemi questa pubblica autocritica, ero assessore all’agricoltura e vedevo spegnersi Eurofrut, non partire la canapa, ne la produzione del Biodisel, fui quindi tra quanti si attestarono su un punto di forte critica a Soffritti, il concetto era: " In questi anni Ferrara ha fatto molto nel campo artistico e culturale, non altrettanto per l'economia e l'occupazione". Poi con Soffritti c’ho lavorato quattro anni e ho visto che non solo non esisteva una contrapposizione tra arte, cultura ed economia, ma che anzi, il loro intreccio fecondo stava determinando il nuovo sviluppo cittadino. L’aumento degli alberghi, dei ristoranti, degli universitari Oggi non c’è città che non abbia copiato Ferrara: Mantova, Padova, Ravenna e via, via, le altre. Guardiamo a Bilbao, che si pone all'avanguardia delle politiche di animazione territoriale in Europa, registrando delle performance notevoli negli indici economici ed occupazionali. Bilbao era la capitale industriale dei Paesi Baschi. La crisi industriale degli anni 70/80 la colpi' duramente, la deindustrializzazione significo' la chiusura di imprese industriali che fecero la storia moderna di quella citta'. Quella municipalita' ha attivato un progetto di rivitalizzazione che assume l'industria culturale come fondamenta dello sviluppo metropolitano. Il simbolo della rivitalizzazione della Bilbao e' stato la costruzione di quella straordinaria opera architettonica moderna che e' il Museo Guggenheim. Ferrara trova in questo illustre esempio la conferma della fecondita' della via intrapresa. ORIZZONTI DEL NUOVO SVILUPPO ECONOMICO FERRARESE possono quindi essere individuati, insieme alle attività di ricerca, formazione e qualificazione dell’attuale apparato produttivo, nel turismo, nell'arte, nella cultura, nella caratterizzazione universitaria della citta'... Al capoluogo spetterà il compito di favorire la crescita di una cultura di sistema nell'intero territorio provinciale. Ferrara può rinunciare a sviluppare le attivita' non compatibili con la sua nuova caratterizzazione e si potranno individuare aree, logisticamente appetibili, in altri comuni limitrofi. E se questo è l’orizzonte alto verso cui l’insieme della comunità saprà muoversi, e per il quale (trovandovi spazi di creatività e di libertà reale) si uniranno le migliori energie, i saperi, le risorse finanziarie e immobiliari; a Ferrara si allargherà quel nuovo blocco storico la cui formazione è cominciata anni addietro e che ora, sotto i colpi della crisi e di contraddittori segnali sul tipo di sviluppo, sta dando segni di cedimento. Credo che anche Franceschini abbia avvertito questo malessere, altrimenti non comprenderei la sua idea di organizzare una lista civica a sostegno della coalizione che si appresta a ricandidarsi alla guida della città. Questo è il respiro del progetto che, noi Comunisti, proponiamo ai partiti della coalizione ed all’insieme delle migliori forze di cui la nostra economia e la nostra cultura dispongono. Lo facciamo attingendo alla nostra cultura di comunisti emiliani, figlia della elaborazione Togliattiana di “Ceti Medi ed Emilia Rossa”, e pensandolo anche come un aggiornamento, temporale e qualitativo, di quel “Patto per lo Sviluppo” che i comunisti ferraresi, seppero proporre in tempi non lontani, alle migliori energie ferraresi. Lo facciamo perché abbiamo l’ambizione ed il compito di essere interpreti degli interessi generali del Paese. Operando così, ci sforziamo di essere degni di una straordinaria storia, ma di essere anche, proiettati verso un rinnovato futuro. Compagne e compagni, con orgoglio, con tenacia, con impegno, cerchiamo di fare ancora crescere questo partito, di meritare e conquistare più voti, di fare rinascere la sinistra. L’Italia ha bisogno di sinistra; al lavoro per la sinistra.