Congresso PdCI - Cento
9 gennaio 2003 - sala Italia -
Relazione segretario Fabio Scarpa

Carissimi amici e compagni, gentili ospiti, questo congresso e’ per noi Comunisti e per coloro che ci sono vicini una occasione per ribadire la volonta’ e la necessita’ di sinistra che caratterizza questo momento storico, che deve essere nostro indirizzo e direttrice politica a partire da questo terzo congresso nazionale del partito. Congresso che non deve fare conti con il passato, ma porre concreti pilastri all’interno dello schieramento del centro sinistra per la tutela dei valori della sinistra, per mantenere l’insediamento sociale della sinistra italiana, congresso che vuole aprire la nostra azione, le nostre idee all’esterno, questo congresso apre il Pdci di Cento all’esterno, a tutti coloro che abbiano voglia di collaborare per lavorare attorno a quei valori cosi’ fortemente in pericolo e in alcuni casi gia’ incrinati dalla azione della deriva autocratica del governo della Destra aziendalista.

Per questo sono felice che la partecipazione di altre forze importanti del centro sinistra centese sia questa sera attenta e numerosa. Siamo un partito piccolo ma attivo, a Cento abbiamo raggiunto numeri di partecipazione alla atttivita’ del partito importanti rispetto al difficile punto di partenza e alla sfiducia delle sconfitte locali patite da tutto il centro sinistra. La federazione conta oltre 400 iscritti e per il 2003 riteniamo possa avvalersi di oltre 600 iscritti, numeri di una crescita imponente che da il sentore di quanta voglia di sinistra ci sia nel nostro paese e nella nostra provincia.

Il quadro mondiale al quale dobbiamo rapportarci e’ desolante e vive una crisi profonda dei modelli economici di questo capitalismo maturo, una deriva “imperialista” nella ricerca di mercati nuovi e di marginalizzazione dei profitti speculativi ha portato ad acuire il divario tra nord e sud del mondo , tra poverissimi e ricchi, a gestire l’ordine economico con il ricorso alle armi e alla polizia internazionale.

Questo giogo sta dando segni di cedimento, l’ingiustizia sociale generalizzata sta provocando disastri umanitari e sociali immani e sta dando fuoco e legna alle ultime istanze di profitto delle multinazionali che governano il mondo. I cedimenti sono rappresentati dalla insicurezza dell’imperialismo a contenere e spazzare la piaga del terrorismo, assunta a martirio da popoli disperati, usata + in spregio ai suoi inventori della east coast americana, un serpente senza piu’ controllo che cavalca la disperazione degli ultimi, dei disperati del mondo.

L’Italia e’ parte essenziale in questo quadro dell’europa unita, una europa in espansione continua ma che deve ancora trovare una sua vera indipendenza per imporre un modello di pace e sviluppo sostenibile a questo mondo. Il mondo della guerra preventiva e permanente che le lobbies americane del petrolio hanno voluto tramite la diretta espressione delle proprie istanze nella amministrazione americana sta rispondendo con la patrolizzazione del sud est del mondo alla crisi mondiale di sovrapproduzione. L’europa potra’ avere un ruolo calmierante in questo quadro se riuscira’ ad esprimere quella unita’ di intenti nella tradizione post bellica di pace del suo quadro costituzionale. Un ruolo di regolamentazione assieme ad un Onu riformato di grande profilo e spessore anche per gestire il fenomeno inevitabile e incontrovertibile della migrazione di massa verso la parte piu’ ricca del pianeta.

La difesa della costituzione e dei valori dicevo ed è in questo quadro che l’Italia Di Berlusconi ha trovato comodi guardaspalle a stelle e strisce nel porre atto sul piano nazionale ad una barbarie reazionaria, a rasoiate ai diritti e alle istituzioni, a fendenti mortali allo stato sociale e alle regole, a coltellate premeditate e lobbistiche al patrimonio dello stato e della sua costituzione. Questo governo ben si allinea al quadro mondiale quando ci vuole far passare da una economia di mercato ormai matura ad una societa’ di mercato.

Cittadini consumatori.

Hanno espropriato lo stato anche del ruolo di regolatore e delle sue funzioni di indirizzo rispetto alle scelte economiche, hanno acuito il disimpegno dello stato nelle imprese e nei settori dei servizi alle persone che sono diventati servizi ai consumatori. La societa’ sta cambiando e sta mutando in peggio, la distruzione dello stato sociale che alcune leggi approvate da questo governo stanno portando avanti e’ il sintomo della precarizzazione generalizzata per i cittadini in tutti i settori, anche nel settore dei piu’ elementari servizi alla gente. Questa precarizzazione che stiamo vivendo in modo accelerato per quanto riguarda il mercato del lavoro merita attenzione ed approfondimenti perche’ porta a nostro avviso sconquassi sociali ed economici difficilmente recuperabili.

In questo quadro stanno le leggi di scardinamento delle istituzioni e delle regole (attacco alla magistratura, alla costituzione,alle conquiste dei lavoratori e ai movimenti), le leggi ad personam (Cirami, Gasparri, Aboliz. Falso in bilancio) e le leggi “di riordino sociale”

La Riforma Morattti che abbassa di fatto l’obbligo scolastico, che riporta la scuola ai tempi dell’avviamento al lavoro, che pone una barriera di classe al proseguimento degli studi abolendo di fatto l’accesso per tutti ai massimi livelli di istruzione e di fatto tagliando fondi e dotazioni, riducendo la didattica a puro spirito di iniziativa dei singoli senza programmi ne tutele e in sostanza mettendo le famiglie meno abbienti in difficolta’ gia’ dai tempi del nido e della materna. Questa legge e’ da abrogare.


INSOMMA NOI DICIAMO PIU’ STATO E MENO MERCATO E non ce ne vergogniamo anzi abbiamo e sentiamo la responsabilita’ di ricostruire assieme ad altri una rappresentanza autonoma del blocco sociale dei lavoratori in una sinistra unita.


La Crisi del capitalismo italiano e’ avanzata, la finanziarizzazione della economia, lo smantellamento delle funzioni dello stato, il venir meno del capitale responsabile ma la sempre crescente autonomia del capitale finanziario dall’industria produttiva (le aziende ormai sono controllate da fondi o assicurazioni) hanno acuito questa crisi di struttura e hanno implementato la necessita’ al ricorso alla precarizzazione sostituendo le abilita’ tecnologiche e le economie di scala alle abilita’ umane destrutturando man mano la componente lavoro e sfaccettandola esclusivamente in costo del lavoro ed efficienza

Questa barbarie inquadrata in un contestuale cambiamento del mercato che va certamente gestito ha prodotto in tempi brevissimi i primi disastri che preludono ad una precarizzazione “volontaria” del lavoro e dei lavoratori piu’ deboli che inevitabilmente concedono ai “padroni” la possibilita’ di usufruire della precarieta’ come linea fondamentale nelle politiche dell’occupazione nella propria impresa.

I disastri che cio’ produrra’ e che sta producendo sono enormi e avranno ricadute sulla possibilita’ di “comprarsi” tutele sanitarie, tutele infortunistiche ed assicurative, sulla possibillita’ di comprarsi un fondo pensione, riducendo la contribuzione inps classica e provocando una frattura nel nostro sistema economico, sanitario, delle tutele, del welfare e delle opportunita’ di formazione e crescita professionale insanabile.

Insanabile se non si mettera’ mano subito alle controriforme, ai provvedimenti di abrogazione della legge moratti, della legge gasparri, della legge 30 e cosi’ via. Dovremo ricostruire quanto ottenuto in 50 anni di lotte e in messo alla berlina in pochi anni di questo governo disgraziato.

Per finire questo quadro nazionale che ci vede unica forza sempre critica rispetto alle scelte del governo, anche in tema di guerra e di scelte internazionali, mi preme ricordare che oltre alle controriforme siamo convinti che vada invertito il processo di disgregazione delle partecipazioni statali nei settori strategici e di internazionalizzazione delle strutture produttive. Le privatizzazioni hanno portato pochi benefici e più che altro aumenti tariffari. Il Pdci chiederà alla regione che in Emilia Romagna il 51% del capitale delle aziende pubbliche resti tale.

Riteniamo che invertire questo processo assieme ad una politica di sostegno dello sviluppo e di riequilibrio delle tutele sia la ricetta per ridisegnare un quadro di contesto nel quale l’Italia possa crescere sviluppandosi in modo sostenibile e rispettoso delle regole ambientali più ovvie quali quelle indicate dal protocollo di Kioto.


Cento non si sottrae a questo quadro, seppur in ambito locale conosce squassi e criticita’ degne di una zona ben piu’ vasta e a maggior tensione sociale. D'altronde il processo di concentrazione dei poteri (ad esempio nelle mani del sindaco) ha esautorato qualsiasi controllo di legittimita’ sottraendo potere ai consiglieri comunali. Dando mano libera alla aziendalizzazione degli enti locali che hanno tra l’altro managerializzato la gestione sempre piu’ personalistica dell’ente.

Cento ne e’ un esempio lampante:

Smodata e spudorata cementificazione del territorio, speculazione lecita ma a nostro avviso ampiamente inopportuna nelle mani di pochi eletti e sempre soddisfatti, non adeguando i servizi e le infrastrutture, procedendo ad una selvaggia sistemazione degli scempi in zone agricole senza tutelare il patrimonio della Partecipanza e del territorio, tagliando alberi a favore degli spazi commerciali piu’ che del rinnovo ambientale e architettonico, piantando antenne senza un criterio condiviso, aumentando tariffe e costi, tagliando i fondi alle scuole soprattutto a quelle che rompono i coglioni, continuando a mettere in piedi un bilancio che non tiene piu’ e che da segni di affaticamento finanziario.

Ma si sa la presunzione di fare bene e’ il must o il leit motif di questa amministrazione ed ogni critica o ogni chiarimento e’ una perdita di tempo, e’ una strumentalizzazione. E’ pari pari la strategia di demonizzazione della politica perseguita a livello nazionale, quasi un ricordo amici della politica dell’antipolitica….ricordate? Un tale di nome Licio Gelli.

Ma a Cento non si vota quest’anno amici e compagni, a Cento si inizia a costruire mattone per mattone l’alternativa a questa giunta, a questo consiglio di amministrazione e per vincere questa battaglia bisogna unirsi, sostanzialmente, sulle cose, sui problemi veri della gente, senza ombre né pregiudizi.

Questo nostro congresso puo’ essere una occasione per mettere un mattone nella costruzione dell’alternativa a questo sindaco, iniziamo a lavorare assieme all’interno dell’ape, all’interno di Progetto Democratico Centese, in ogni ambito che il centro sinistra centese vorra’ percorrere per costruire i primi mattoni di un programma e di una proposta alternativa a questa giunta che sia sostenibile per il governo del territorio e di questa citta’. Noi cerchiamo adesioni soprattutto da coloro che vivono la politica a cento come cittadini ma

ANCHE DA TUTTI I MOVIMENTI E I PARTITI CHE HANNO FATTO UN PERCORSO CON NOI E ANCHE DA QUEI PARTITI CHE HANNO INTERROTTO QUESTO PERCORSO NEL CORSO DI QUESTA LEGISLATURA.

Coinvolgendo i compagni di rifondazione comunista con i quali le identita’ di intenti e di azione a livello locale iniziano ad essere sempre piu’ frequenti e soddisfacenti nei risultati.

BISOGNA COSTRUIRE SIA CHIARO L’ALTERNATIVA AD ALLEANZA PER CENTO..

Noi in quanto forza di sinistra a Cento garantiamo in questo senso il massimo impegno. Statene certi.

Vorrei a margine del mio intervento di apertura ricordare, poiche’ il lavoro ed il salario sono temi centrali del nostro congresso, la situazione dei lavoratori Demm di Cento la cui vicenda e’ stata oggetto di numerose prese di posizione da parte del nostro partito ma che a nostro avviso non ha avuto la giusta attenzione da parte delle istituzioni a partire dal Comune di Cento per finire alla provincia e alla Regione Emilia Romagna. Auspichiamo pressioni da parte di queste istituzioni per chiedere alla proprieta’ e alla dirigenza chiarezza e prospettive per il presente ed il futuro occupazionale di questo patrimonio operaio per la Cento che lavora e che produce.


Grazie