Congresso PdCI - Cento
9 gennaio 2003 - sala Italia -

Contributo al dibattito 

 Globalizzazione .Si parla di "globalizzazione" per evidenziare la straordinarietà della situazione economica creatasi in questi ultimi decenni, con la fine della colonizzazione, il crollo del "socialismo reale" nell'est Europa, e il predominio dell'impero del capitale, o  - come indica meglio Giulietto Chiesa - dell'impero americano.

Ma queste novità devono necessariamente fare i conti con l'analisi che Marx aveva compiuto un secolo e mezzo fa. E Marx non aveva doti di preveggenza,  si basava sull'attento studio delle dinamiche del capitale. Nel Manifesto del 1848 dava come linea assodata del capitale la seguente: 

La borghesia ha strutturato in modo cosmopolitico la produzione e il consumo di tutti i paesi grazie allo sfruttamento del mercato mondiale. ...  [Sorgono] nuove industrie che non lavorano più le materie prime di casa ma quelle provenienti dalle regioni più lontane, e i cui prodotti non vengono utilizzati solo nel paese stesso ma, insieme, in tutte le parti del mondo. Al posto dei vecchi bisogni ..., se ne affermano di nuovi, che per essere soddisfatti esigono i prodotti delle terre e dei climi più lontani.  ... si stringe una reciproca interdipendenza universale fra le nazioni. E ciò sia nella produzione materiale che in quella spirituale. Le conquiste spirituali delle singole nazioni divengono bene comune. La borghesia trascina verso la civiltà persino le nazioni più barbariche, grazie al rapido miglioramento di tutti gli strumenti di produzione, grazie al continuo progresso delle comunicazioni. I prezzi ben calibrati delle sue merci sono l'artiglieria pesante con cui essa atterra qualsiasi muraglia cinese, con cui essa costringe alla capitolazione financo la più ostinata xenofobia dei barbari. La borghesia costringe tutte le nazioni a far proprio il modo di produzione borghese, se non vogliono affondare; la borghesia le costringe a introdurre esse stesse la cosiddetta civiltà, cioè a diventare borghesi. In una parola, la borghesia si costruisce un mondo a sua immagine e somiglianza.
... La borghesia tende sempre più a superare la frammentazione dei mezzi di produzione, della proprietà e della popolazione. Essa ha agglomerato la popolazione, centralizzato i mezzi di produzione e concentrato la proprietà in poche mani. La conseguenza necessaria era la centralizzazione politica. ...

 Nelle crisi commerciali viene regolarmente distrutta una grande parte non solo dei prodotti ma persino delle forze produttive già costituite. Nelle crisi scoppia un'epidemia sociale che in tutte le altre epoche sarebbe stata considerata un controsenso: l'epidemia della sovrapproduzione.
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Al posto della vecchia società borghese con le sue classi e le sue contrapposizioni di classe, subentra un'associazione in cui il libero sviluppo di ciascuno è condizione del libero sviluppo di tutti.

Rispetto alla mondializzazione dell'economia descritta da Marx quella attuale pone ulteriori elementi di analisi:  il modo di produzione si è evoluto attraverso la combinazione di tecnologia e di trattamento automatico della informazioni, l' informatizzazione della produzione, del capitale e dei mercati, ha consentito alla finanza speculativa di prevalere e di annidarsi nel cuore stesso degli stati. 

Di fronte a questi temi non c'è acume individuale che tenga. Non è certo un nuovo Marx che risolve il problema. E tuttavia anche in questo campo Marx aveva dato indicazioni preziose: vale a dire l'appropriazione da parte del proletariato di tutti gli strumenti tecnologici messi a disposizione dalla mondializzazione. Fare oggi militanza significa riaffermare la necessità di un partito come "intellettuale collettivo"  nel  senso gramsciano.  Di fronte all'alienazione e alla riduzione dell'individuo a consumatore - di fronte alla società del consumo - l'azione razionale da mettere in campo è quella della elaborazione collettiva che parta dall'analisi economica per ricondurre ad una progettazione del futuro che abbia dimensioni a misura dell'uomo.

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