home
Verso il Terzo Congresso Nazionale dei Comunisti Italiani
(dalla
relazione di Oliviero Diliberto
-29/11/2003)
(...) noi insistiamo sui caratteri eversivi, o potenzialmente eversivi, del governo
Berlusconi, sia dal punto di vista dello scardinamento dei diritti sociali: mi riferisco alla legge 30, alla scuola, alla sanità pubblica; sia dal punto di vista dei diritti di libertà: mi riferisco alla Costituzione, alla giustizia, all'informazione. Quindi abbiamo di fronte a noi due versanti: uno è il versante
.
sociale e l'altro è quello più squisitamente democratico. E tuttavia
-
e questo è
il punto
-
sia sul versante della pace che su quello della difesa della Costituzione, noi comunisti abbiamo più facilità a trovare alleanze.
A sostenere le ragioni della pace vi è uno schieramento molto largo che va oltre quello delta sinistra: pensate, in primo luogo, ma non solo, al mondo cattolico. Sulla difesa dei diritti e della Costituzione, alla sinistra si accompagna un fronte molto largo, un mondo democratico. Personaggi come Paolo Sylos Labini o
Elio Veltri o Federico Orlando non sono certamente di sinistra. Si tratta di uomini moderati, con una posizione centrista. Federico Orlando era il vicedirettore del Giornale diretto da Indro Montanelli. Non fanno parte della sinistra, non rappresentano la nostra parte. E tuttavia sono con noi nella difesa di punti fondanti per un Paese democratico quali la Costituzione ed i diritti. Questo, se da un Iato è fortemente positivo, apre però a noi un problema non di poco conto. Cosa significa oggi essere "sinistra", quali sono le ragioni fondative della sinistra? Se su una serie di questioni lo spettro di alleanze e di convergenze è più largo della sinistra, che cosa oggi significa essere sinistra? Autonomamente, dal punto di vista politico.
Ci siamo sforzati di sottolineare questo punto nel documento e vogliamo che la discussione congressuale ne sia impregnata. La risposta che noi diamo è questa. Essere sinistra oggi, come ieri, significa essere dalla parte dei lavoratori, dei salariati, nelle forme antiche e tradizionali, ma anche nelle nuove forme intervenute nel mercato del lavoro.
Oggi ci sono lavoratori considerati "garantiti" che hanno un salario di 1.100
euro al mese. Si tratta di una garanzia che in realtà
è solo sulla
carta. Per
questo la scelta del nostro congresso è sulla centralità del tema del salario, delle condizioni materiali di vita e di lavoro dei lavoratori. Mi riferisco al lavoro dipendente, ma anche a quelle forme inedite che spesso, dal punto di vista giuridico, fanno di un lavoratore dipendente un lavoratore autonomo, celando le tante precari età , la saltuari età della prestazione, l'alienazione del lavoro. Forme inedite, legittimate dalla legge 30 che ha completamente destrutturato il mercato del lavoro, ma in realtà apparse fin dagli anni 80, quando le ristrutturazioni riduttive dettero vita ad ulteriore lavoro nero, ad appalti e subappalti di pezzi di produzione di cui l'impresa voleva liberarsi perché non redditizi, ad una mobilità del lavoro che ha aperto le porte alle forme attuali
della precarizzazione.
.
Questo asse di ragionamento, che ho molto schematicamente delineato, ci porta a ragionare sulla necessità della presenza di una sinistra in questo Paese. Non mi riferisco solo ai comunisti, mi riferisco alla sinistra.
Perché e quando è successo che il lavoro dipendente
è
diventato invisibile?
Esso non fa più parte della discussione politica. E stato espunto dall'agenda
politica. Ed invece la sinistra deve riappropriarsi di questo grande tema e farlo diventare centrale. Le compagne, le donne, ci hanno insegnato che bisogna sempre partire da sé. Sono d'accordo. E allora partiamo dal nostro partito.
Il rischio che in Italia
la
sinistra scompaia è un rischio reale. Parlo, ancora
una volta,
della sinistra e non dei comunisti. Mi è capitato, in una trasmissione televisiva, di dire una cosa un po' approssimativa, se volete, ma che rende bene l'idea. Una volta c'era il Pci. Il Pci è stato trasformato in Pds, il Pds è stato trasformato in
Ds. La lista unitaria, formata da un pezzo di sinistra moderata e dagli ex democristiani, quella che prelude al partito riformista, fa cadere anche la "s", e cioè la lettera che stava per "sinistra". Rimarrà i n Italia una formazione indistinta, democratica ovviamente, ma non più di sinistra.
Su questo hanno a lungo ragionato la segreteria del partito e la commissione politica. L'indicazione che ne è venuta
-
che spero avrà il mandato del Comitato centrale per un congresso che affronti con impegno e serietà questo nodo cruciale - è che il nostro partito deve porsi l'obiettivo della costruzione di una sinistra in Italia, senza limitarsi, come pure faremo, alla costruzione del nostro partito.
Noi dobbiamo sconfiggere l'idea che, più lucidamente di altri, portano avanti Massimo
D'Alema in Italia e Tony Blair in Inghilterra, e cioè che la sinistra per governare
debba farsi "centro". Se questo avvenisse, le conseguenze rispetto a tutte le grandi questioni che regolano la vita e la democrazia del nostro Paese
sarebbero gravissime. Rispetto al mondo del lavoro, in primo luogo,
ma
anche
rispetto ad altre questioni determinanti. Pensate, per fare un solo esempio, a
quel che avverrebbe della laicità dello Stato. Una volta che ci
sarà
una aggregazione composta di ex democristiani e di ex uomini e donne della sinistra, come verranno affrontati i grandi temi della bioetica, della famiglia, della differenza di genere, dell'omosessualità? Seguendo le indicazioni della conferenza episcopale o scegliendo, appunto, la laicità e il principio fondativo della laicità dello Stato?
Potrei continuare a lungo. Questo è il motivo che domina la nostra preoccupazione dell'oggi. Per questo è nostro compito indicare motivazioni e priorità che parlino non soltanto ai comunisti, ma ad una platea assai più vasta, a quel grande popolo che è rimasto orfano della sinistra.
La linea della Confederazione della sinistra, in questo contesto, è una linea di attacco. Noi chiediamo ai
Ds: preferite una lista con La Margherita piuttosto che la confederazione della sinistra? Preferite un indistinto partito democratico all'unità della sinistra? E la stessa domanda
rivolgiamo a Rifondazione, ai Verdi, ai tanti compagni e compagne che non condividono la scelta dei
Ds, che esprimono un malessere evidente e diffuso. E la rivolgiamo, pur nel rispetto dell'autonomia del sindacato, alla
Cgil, dove compagni e compagne si battono quotidianamente per difendere le condizioni e
i diritti dei lavoratori. La nostra è una linea di unità, di unità nei contenuti, ed io sono convinto che non rimarremo inascoltati, che riusciremo ad allargare l'area di influenza del nostro partito.
L'aver posto al centro della nostra iniziativa il tema del lavoro ci ha già consentito un'interlocuzione importante con la Cgil. Non a caso si sta verificando, in più parti di Italia, un'adesione al partito di compagni e compagne della Cgil di cui siamo molto felici. Ma, per tornare al congresso, dobbiamo lavorare con serietà ed impegno ad un documento che sia un messaggio, un manifesto politico che parli a tutta la sinistra. Che parli alla sinistra sui temi della pace, del lavoro, della necessità di un'opposizione intransigente al governo Berlusconi, della necessità di una fortissima discontinuità tra il prossimo governo di centrosinistra e l'attuale governo Berlusconi.
Voglio essere molto chiaro. I Comunisti italiani si batteranno non per "aggiustare" o per "emendare" la legge 30 e la controriforma della
scuola, come è invece emerso dal convegno di Italianieuropei, ma per
abrogarle. La legge 30 e la controriforma della scuola vanno abrogate. Dobbiamo dirlo senza timidezze, senza diplomatismi, con chiarezza, in tutte le sedi. Così come non dobbiamo avere timidezze nell'essere in controtendenza su una questione vitale per l'economia
del Paese. In Italia c'è bisogno di più Stato e meno mercato. Nel documento c'è un capitolo di due paragrafi titolato proprio così:
"PIU' STATO, MENO MERCATO". E' nostra profonda convinzione che si debba interrompere la perniciosa spirale per cui il privato è bello e quindi occorre
andare avanti con le privatizzazioni.
Le nostre sono proposte ambiziose. Scuola, ricerca e cultura vanno intese come volano di democrazia; diritti, salario, pensioni,servizi per l'handicap, casa, valorizzazione delle differenze, ad iniziare da quella di genere, indicano un modello di società più giusta .e più libera. Ma tutto questo, lo dico con grande nettezza, va fatto all'interno di un sistema di alleanze.
Noi non abbiamo alcun timore a distinguerei sul piano programmatico da quasi tutte le altre forze del centrosinistra. Lo abbiamo fatto con l'Iraq, con Cuba. Lo faremo con i nostri documenti e lo faremo con il congresso. Non per il gusto di distinguerei. Perché le differenze sono grandi, esistono, sono un dato di fatto. Detto questo, il sistema di alleanze del centrosinistra resta strategico per la linea del nostro partito. Noi non siamo Rifondazione. La competizione ed anche lo scontro vanno condotti all'interno della linea dell'unità e questa linea non deve, nemmeno per un istante, essere messa in discussione. Essa attiene allo stesso DNA del nostro partito, che trae le sue radici dalla storia migliore del
partito comunista italiano. (...).
.
................................1.1.2004..............................