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Congresso di sezione del Pdci di Cento

17 settembre 2002

relazione di Elena  Grimaldi

 

Questo congresso si apre in un momento difficile, ma al tempo stesso ricco di nuove prospettive: da una parte la gravissima situazione che questo governo sta portando avanti nel nostro paese in contrasto con i principi stessi della nostra democrazia, dall’altra l’affermarsi di una sempre più forte volontà di opposizione non solo da parte dei partiti della sinistra e in modo più ampio del centro-sinistra, l’ulivo nel suo insieme, ma anche da  tanta parte di uomini e donne della nostra società civile decisi a scendere nelle piazze per manifestare in prima persona il proprio dissenso.

 

Possiamo dire che l’attuale governo di centro-destra sta letteralmente svuotando di significato la nostra democrazia così come è stata espressa attraverso la Costituzione: basta pensare a quello che ha operato sul versante della giustizia, con una magistratura continuamente sottoposta a pressioni e ricatti per salvaguardare un gruppo ristretto di persone mentre l’illegalità finisce per proporsi come modello vincente;

 

la Scuola (riforma Moratti), la Sanità, lo Stato sociale sono gravemente minacciati e rischiano di essere impoveriti dei loro contenuti più importanti;

l’Economia è in difficoltà per la mancanza di una seria programmazione e l’incapacità di proposte credibili, e se tutto questo da un lato non fa che confermare la giustezza delle nostre previsioni,  dall’altro ci preoccupa, e  tantissimo, perché saremo noi tutti a pagarne le conseguenze.

A fronte di tutto ciò, come è stato sottolineato in questi giorni in più occasioni, ad un anno di distanza dalla sconfitta elettorale, possiamo dire che è profondamente mutato il clima all’interno dei nostri schieramenti e che sta avanzando più forte la volontà di ricostruire un centro-sinistra allargato a tutte le forze che, anche se con sensibilità e modalità diverse, intendono contrastare il devastante progetto del centro-destra.

  

E’ stato un anno ricco di manifestazioni che hanno visto scendere in piazza prima di tutto i giovani. 

·        Genova – giovani di tutte le estrazioni sociali e di tutte le ideologie (cattolici, laici, comunisti e non, ecc.) contro l’idea di una globalizzazione fondata soltanto sulla logica del profitto (difesa dei diritti, dell’ambiente ecc.); manifestazione che si è ripetuta il 20 luglio di quest’anno, con la chiara intenzione di ribadire quanto già detto e di pretendere chiarezza sui gravi atti di violenza compiuti l’anno precedente (Carlo Giuliani, scuola Diaz ecc.) e individuarne le responsabilità.

 ·        Tre milioni in piazza con i Sindacati: Cofferati, la difesa dell’ art. 18.

 ·        In questi ultimi mesi le numerose feste dell’Unità, la Festa dell’Ulivo a Ferrara.

 ·        I girotondi di Moretti e dei professori che si rivolgono ai partiti e chiedono un rinnovamento delle forze politiche per esprimere una nuova capacità e volontà di opposizione.

 Ed è un bene che ognuno esprima le proprie proposte con il proprio linguaggio. 

E’ compito dei partiti raccogliere tutte queste indicazioni per  trasformarle in un progetto politico all’interno delle istituzioni, e questo deve essere prima di tutto il nostro compito: realizzare un programma di lavoro credibile e possibile.

 Per questo occorre l’unità: è questa la richiesta che ci viene fatta da tutti: superare le rivalità e i personalismi. Ma l’unità è sempre possibile? Il fatto è che deve essere costruita attraverso un confronto che non è sempre facile.

 A Cento per esempio l’unità non esiste, per motivi ben precisi. I DS hanno appoggiato una lista civica (Bregoli), in campagna elettorale, e continuano ad astenersi dal condurre un’opposizione efficace: si sono astenuti sul bilancio, e quest’inverno il consigliere Calzolari (DS) ha deciso di costituire un gruppo autonomo staccandosi dal gruppo dell’APE-Ulivo. Noi, comunisti italiani, siamo sempre stati e intendiamo rimanere nell’APE e partecipare attivamente al progetto in continua elaborazione che i consiglieri eletti Manderioli (DS) e Fortini (Margherita) portano avanti in consiglio comunale. Insieme abbiamo dato vita al giornale che ci permette di far conoscere alla popolazione le nostre iniziative.

Il punto di scontro centrale è quello legato ai problemi dell’urbanistica: la lista Civica che nel suo programma elettorale fin dal lontano ’93, senza mai smentirsi, ha sempre sostenuto di voler affrontare i problemi “concreti” della città, lontano dai “fumi” della politica, si è sempre distinta infatti per un forte spirito affaristico, che si è espresso in particolare attraverso operazioni di evidente speculazione edilizia: grazie alle continue varianti al piano regolatore ha favorito interessi privati di alcuni gruppi di noti costruttori centesi. Su questo tema è di questi giorni la proposta dell’Ape di lavorare a un documento di analisi dei problemi che si riferiscono alla politica urbanistica portata avanti con spregiudicatezza dall’amministrazione Bregoli, che già in passato ha recato tanti danni e che tuttora continua arrecare tanti e gravi problemi sia alla configurazione artistico-architettonica della città, che alle varie strutture a servizio, la rete fognaria, ad esempio, visto che i continui allagamenti sono diventati un po’ il simbolo del degrado e della cementificazione del nostro territorio.

 La difesa dell’ambiente in tutti i suoi aspetti diventa a questo punto per noi uno degli obiettivi principali su cui lavorare.

 Sono in aumento  le adesioni all’APE anche da parte di iscritti DS, presenti nella SVEGLIA dell’Ulivo di Cento, che non si riconoscono nelle politiche portate avanti dai loro dirigenti.

 La Sinistra nel suo insieme in questi ultimi 10-15 anni ha conosciuto un periodo di grandi travagli con lacerazioni profonde (nascita di Rifondazione, poi dei Comunisti italiani), contrasti che hanno prodotto anche notevoli sofferenze. Manca un’analisi precisa, che colga in profondità la storia di tutte queste trasformazioni che ci hanno visto coinvolti spesso senza che noi riuscissimo a comprenderne le cause. In assenza di un’ analisi di questo tipo noi spesso siamo portati ad agire e a prendere decisioni sulla base di sensazioni immediate, di sentimenti o meglio di risentimenti. Era inevitabile che dopo la caduta del muro la sinistra dovesse viverre un periodo di grande difficoltà e di disorientamento, ed è mancata la volontà di analizzare a fondo dove e in quali termini si dovesse parlare di crisi del comunismo e del marxismo  e su quali linee programmatiche si dovesse lavorare per difendere i valori di solidarietà e ancora capire momento per momento le cause del continuo calo del consenso elettorale; si è smantellata l’organizzazione che aveva permesso al PCI, in modo capillare, di entrare in contatto con i tanti problemi presenti sul territorio nazionale.

 Perché il PCI era il partito della militanza, organizzato per vivere in mezzo alla gente. Attraverso momenti costruiti appositamente a ciò, come le feste popolari, i dibattiti, la distribuzione del giornale, noi potevamo comunicare con il mondo esterno. Oggi l’oscuramento televisivo, l’informazione nelle mani di un uomo solo, ci ripropongono la necessità di ricostruire questi canali di comunicazione. 

Il Pdci è nato nel ’98, a sostegno del governo contro la sconsiderata decisione di Bertinotti. Un anno fa la sconfitta elettorale. Era inevitabile che tale sconfitta producesse  su di noi la necessità di ripensare a quello che vogliamo essere e a come dobbiamo organizzarci, perché ci ha collocato di fatto in una posizione diversa.

 I DS erano convinti che noi riconfluissimo nelle loro fila, e si sono adoperati per questo, qui a Cento in modo visibile e chiaro, convinti di poterci condizionare fortemente. Ma le cose non sono andate così perché siamo riusciti a far valere la nostra volontà e scelta politica diversa dalla loro. In quest’ottica va vista tutta la vicenda Poli, che è stata un’operazione rivolta ad offuscare l’idea della nostra stessa esistenza con l’intenzione di cancellare le nostre iniziative. Noi siamo stati capaci di respingerla, e in questo abbiamo dimostrato coerenza e capacità progettuale. 

Il 5 luglio infine, nella riunione tenutasi a Mirabello per la costituzione dell’Ulivo dell’Alto Ferrarese, presieduta dalla parlamentare Rosella Ottone, siamo riusciti a coinvolgere la nostra segreteria provinciale che per la prima volta ha espresso con chiarezza la volontà del nostro partito di rimanere nell’APE per contrastare la giunta civica; abbiamo così contribuito a raggiungere l’obiettivo che insieme alle altre forze politiche dell’Ape ci eravamo dati di sospendere l’approvazione del documento che i DS pretendevano di imporre all’Ulivo, documento che andava nella direzione opposta alla nostra in quanto si rifiutava di chiarire il ruolo delle giunte civiche, lasciando spazio ad equivoci futuri inserimenti di queste nell’Ulivo.

 Tuttavia noi sentiamo necessario lavorare per arrivare all’unità di tutte le forze di sinistra e centro-sinistra, unità che va costruita nel rispetto della pari dignità di tutti i soggetti politici, e attraverso la costruzione di una linea politica e di un programma condiviso. E’ di questi ultimi giorni una rettifica da parte di Montanari segretario provinciale DS (discorso alla festa Unità di Casumaro) al loro atteggiamento nei confronti della lista Bregoli: “Non bisogna fare sconti ad una amministrazione quando questa commette degli errori!”.

Sarà necessario verificare il portato di tali dichiarazioni, ma è questo certamente un segnale che va preso in considerazione e che è giusto vedere come risultato del nostro lavoro. Se i DS stanno cambiando rotta, come tutti ci auguriamo, è perché sono stati incalzati da noi in tutto il percorso, e in questa vicenda annoi comunisti italiani abbiamo giocato un ruolo determinante. 

Non si può infine ignorare il  problema che in queste ultime settimane ha coinvolto la nostra sezione. Mi riferisco alla dimissioni del nostro segretario le cui ragioni non ci sono state fornite nella sede opportuna, cioè in una riunione di tutti gli iscritti, come avrebbe dovuto essere.

Questo congresso straordinario è stato fatto proprio per sviluppare ogni possibile analisi, discussione e valutazione tra compagni che in questi ultimi mesi, a livello di federazione, hanno espresso orientamenti diversi.  Ci auguriamo, in coerenza a quanto già espresso dal nostro direttivo di sezione nel documento presentato nella riunione del federale del 26 giugno, che tutti  intendano utilizzare questa importante occasione per chiarire le proprie ragioni e ribadire la propria identità e progettualità politica.

 Personalmente non credo all’unanimismo: in un partito debbono esser presenti diversità di orientamento e di sensibilità. La ricchezza del idee è un patrimonio da salvaguardare, mentre la personalizzazione della politica non può che danneggiarci: dietro le persone vi sono sempre posizioni e convinzioni politiche e anche modi diversi di concepire l’organizzazione del partito. Cerchiamo di confrontarci, perché c’è bisogno di tutti per camminare in avanti.

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