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Sono nato "in villeggiatura", come dice B.

"Sono nato nel '29 a Lipari, 'in villeggiatura'." Una villeggiatura non voluta.Una villeggiatura alla Berlusconi, così infatti quest'ultimo - un po' ignorante in storia - si è permesso di definire l'azione repressiva del dittatore Mussolini che attraverso servizi segreti (OVRA), misure di polizia e Tribunali Speciali condannava al confino e al carcere gli oppositori del regime.  Certo, se si abiurava, se non ci si dichiarava comunisti, si poteva talvolta tornare a casa (in una nazione che era però priva di libertà politica). Ma questo alcune migliaia di italiani NON L'HANNO VOLUTO FARE. Uno di questi è stato Leonida Roncagli. Così ne traccia brevemente la biografia il figlio Vladimiro Roncagli, nostro iscritto di Cento:

"Mio padre Leonida era nato a Molinella nel 1903. Mia madre, Maria Ferrarini, era di Bologna, e lì si erano conosciuti. Era stato dapprima socialista. Fu arrestato la prima volta a Bologna e inviato al confino a Lipari per attività antifascista. Mia madre volle seguirlo nell'isola.  Sul mio certificato di nascita c'è il nome di un testimone particolare: Guido Picelli (1), l'eroe che guidò le giornate di Parma contro le squadracce di Italo Balbo. Anche lui confinato, suggerì ai miei genitori il nome di Vladimiro, in omaggio a Lenin. All'epoca quel nome in Italia incuteva timore e rispetto. Picelli è poi morto nella guerra di Spagna. Dopo il  confino, mio padre si recò in Unione Sovietica nel 1931. Da lì poi tornò in Italia nel 33 sotto falso nome (aveva un passaporto "diplomatico" dove figurava come ingegnere cecoslovacco). Fu arrestato per una delazione a Savona nel '34 (tra gli arrestati vi era anche Andrea Aglietto, quello che fu poi il sindaco di Voghera, un socialista) e condannato a 13 anni di carcere  sempre per attività antifascista. 

Conobbe vari luoghi di detenzione: S. Giovanni in Monte, Civitavecchia, Regina Coeli, Pianosa, ecc.;  si ammalò di tubercolosi, e anche per le sue condizioni di salute fu rilasciato nel 1940. Si mise immediatamente ad operare in senso cospirativo, fu responsabile della Federazione PCI di Bologna, fece parte poi  - sempre per ordini del Partito - del triumvirato che con Antonio Roasio e Giuseppe Rossi organizzò la liberazione di Firenze. Il suo nome di battaglia era "Pietro". A Firenze mise in piedi anche la CGIL, allora unitaria. 

Passò poi a Roma ove era nella Commissione di Controllo del Partito. Ha anche fatto parte del Comitato Centrale del PCI. Nel 1946 fu mandato a Modena, ove tenne la carica di segretario della federazione.  Dopo la  fase modenese era tornato a Roma attorno al 1950. Trascorse alcuni periodi nel Caucaso, a Soci e in Cecoslovacchia fino al 54-55. Ebbe incarichi nella commissione centrale di controllo del Partito a Roma fino al '57 circa. In quel periodo fu indirettamente coinvolto in  una azione di "sorveglianza" di Togliatti per opera di Giulio Seniga (che poi si scoprì essere agente dei servizi segreti di Stalin, il KGB, e forse "doppio agente", anche per conto degli Usa o dell'Inghilterra). Si stabilì quindi definitivamente a Bologna, dove fu presidente del consorzio Coop. 

Di mio padre si parla diffusamente nel libro di Spriano sulla storia del PCI (2). Ricordo che Luciano Bergonizini (3) gli aveva chiesto una sintesi biografica. Ne aveva steso uno schema, che non portò a termine perché - nel 1965 - morì. Mia madre invece è morta a Cento solo due anni fa. 

Mio padre è tra quelli che hanno servito il PCI e non tra quelli che si sono serviti del PCI. E per questo ha pagato."

I fascisti condannarono "Roncagli Leonida, nato a  Molinella (Bo) il 9-3-1903, meccanico, ad anni 13 di detenzione per associazione e propaganda sovversiva" insieme ad un gruppo di comunisti savonesi, la cui organizzazione che svolgeva "intensa attività" all'ILVA e in altre industrie locali, era stata scoperta nell'aprile dello stesso anno. Furono emesse 28 condanne, con una media di 5 anni di carcere, a carico di operai e lavoratori dipendenti: le più dure vennero inflitte a Roncagli e a "Aglietto Andrea, n. ad Arenzano (GE) l'8-7-1881, meccanico"[ Tribunale Speciale ... 1980,II,791, sentenze n. 51 e 52 del 12 novembre 1934].

Nel Dizionario Biografico degli Antifascisti (vedi  sotto nota 1) la figura di Roncagli viene delineata con ulteriori elementi per il periodo fascista: nato da genitori contadini ( Francesco e Luigia Adele Ruvinetti) era diventato operaio meccanico. Dal 1918 aveva militato nella FGSI e dal 1921 nel PCd'I. Segretario della FGCI del quartiere di S. Vitale, poi componente del comitato provinciale bolognese nel 1922. Per l'attività comunista svolta nel Milanese a partire dal 1924, il 6/12/27 dalla commissione provinciale fu assegnato al confino nell'isola di Lipari (ME) e liberato il 4/2/30. Espatriò per partecipare al congresso della CGdL che si svolse a Zurigo nell'agosto 1930 e poi raggiunse l'URSS dove restò fino al 1933. Rientrato in Italia, riprese l'attività antifascista. Arrestato nell'aprile 1934 quale membro dell'organizzazione comunista, attiva nella provincia di Savona, con sentenza del 12/11/34 fu deferito al Tribunale speciale che il 20/3/35 lo condannò a 13 anni di carcere per «associazione comunista e propaganda sovversiva». Rinchiuso nel penitenziario di Pianosa (LI) fu rimesso in libertà nel 1940. Nonostante la salute cagionevole riprese il lavoro clandestino profondendovi energie ed intelligenza; dalla seconda metà del 1940 a metà del 1943 fu responsabile della Federazione del PCI di Bologna.  Fu tra i promotori dei comitati unitari antifascisti che ebbero vita fra il 1942 e il 1943, prima della caduta del fascismo.  Come viene indicato anche nella  scheda relativa al partigiano Armando Marocchi  (nello stesso Dizionario di cui alla nota 1) , facevano riferimento a lui, già dal 1942, elementi decisi ad organizzare la resistenza alla dittatura fascista. Dopo l'8/9/43 la direzione del PCI lo inviò a dirigere l'organizzazione della guerra partigiana in Toscana, dove fece parte del triumvirato insurrezionale. Liberata Firenze, fu chiamato a Roma presso la direzione del PCI. 

Nel 1946 fu segretario del PCI a Modena. Secondo N.S. Onofri fu l'estensore di una inchiesta sui delitti avvenuti nel "triangolo rosso", probabilmente "rivista" dalla direzione nazionale del  partito e pubblicata no firmata sull'Unità. Negli anni 50 Leonida Roncagli aveva fatto parte della Commissione centrale di Controllo, con funzioni che  precedentemente erano state assunte da uomini noti quali Antonello Trombatori e Giovanni Pesce ( http://www.palermoedintorni.it/ilfoglio/archivio/n121/ilfoglio-pag3.htm).

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(1) Guido Picelli, arrestato nonostante l'immunità parlamentare, insieme a Gramsci e ad altri 10 deputati comunisti, l'8 novembre 1926,  fu condannato a 5 anni di confino. Espatria poi in URSS, come Roasio, e infine partecipa alla lotta per la difesa della Repubblica Spagnola contro il caudillo Franco sostenuto da Mussolini e Hitler, dove muore il 7 gennaio 1937 nel settore di Mirabueno, lungo la carrozzabile Guadalajara-Siguenza, alla testa di due compagnie del battaglione Garibaldi che avanzano verso il monte San Cristòbal  (SPRIANO 1970, III,135)

(2) Per Spriano, Leonida Roncagli appartiene alle generazione dei "ventenni"  che già nel 1919-20 si costituisce in frazione del PSI, per spingere - sulla linea della Terza Internazionale Comunista - verso l'immediata formazione anche in Italia di un partito comunista (SPRIANO, I, 37-44). Negli anni successivi sarà confinato a Lipari per attività antifascista, probabilmente ne esce in seguito ad amnistia, va in Unione Sovietica, torna - secondo le direttive del partito - per costruire la rete di opposizione in Italia. Durante la fase del pieno totalitarismo di regime, a Savona viene scoperta l'organizzazione clandestina interna al settore meccanico-metallurgico nell'aprile 1934: tra i 51 arrestati vi sono anche i dirigenti Leonida Roncagli, Giovanni Russo, Andrea Aglietto (SPRIANO, II, 404-5). E' sicuramente al confino ancora nel '36 (SPRIANO, III, 67). 

Secondo la testimonianza di Diego Orlandi, alla fine del '42 Roncagli lo avrebbe contattato nel Bolognese per inserirlo nel PCI clandestino (BERGONZINI 1980,956). Nella primavera del '43 il centro interno del PCI, che faceva capo a Massola (che a sua volta riferiva a Togliatti), a Roasio, Roveda, Novella, tramite Luigi Fuschini ha numerosi incontri a Ravenna con Clocchiatti (cfr. Cammina frut, cit., 250-52) e Roncagli (SPRIANO, IV, 221). Dopo il 25 luglio '43 Roncagli è attivo come militante comunista in Emilia (secondo la partigiana Bruna Amadori Verdelli, suo marito lo avrebbe ospitato a Viserbella  -v. BERGONZINI 1980,863). Nella fase successiva all'8 settembre fa parte dell'apparato dirigente dell'organizzazione comunista fiorentina insieme a Giuseppe Rossi e altri (SPRIANO, V, 36; BERGONZINI 1980,71).  Il 12 ottobre del 1944 fonda con PCI PSI e DC la Camera Confederale del Lavoro a Firenze di cui rimane responsabile fino al '45 insieme a Garuglieri, Becattini, ed Antonio Negro (FUSI 99/00).  Dopo l'attentato a Togliatti compiuto da un estremista di destra nel 1948, furono affidati ad Antonello Tormbadori compiti di sorveglianza del segretario del Partito. Secondo Miriam Mafai, negli anni '50 Leonida Roncagli aveva ricevuto da D'Onofrio - che dirigeva l'Ufficio Quadri - l'indicazione (probabilmente da parte dei sovietici) di mettere una microspia nell'appartamento di Togliatti. Quest'ultimo venne a conoscenza del tentativo e protestò con Secchia, il quale racconta: "Roncagli pensava evidentemente che Secchia dovesse essere d'accordo, anche se sarebbe stato suo dovere assicurarsene dal momento che ero io il suo dirigente e quindi l'autorizzazione avrebbe dovuto chiederla a me. Comunque, mi opposi recisamente e feci una severa reprimenda a Roncagli". 
Scrive Miriam Mafai, biografa di Secchia:" Roncagli era un compagno di totale fiducia, di quelli che, quando è necessario, sanno incassare e tacere. È vero che ha avuto la disposizione da D'Onofrio, ed è anche vero che era sicuro che D'Onofrio fosse d'accordo con Secchia, dato che i due Uffici lavoravano, normalmente, dì conserva".
"Penso" scrive Secchia "che la disposizione l'avesse avuta da chi dirigeva l'Ufficio Quadri." Continua  Mafai: "A volta c'era stato, da parte dell'Ufficio Quadri, un eccesso di zelo, adesso tocca a Roncagli pagare. Ma l'eccesso di zelo viene pagato anche da Secchia che, nel corso della discussione con il responsabile del servizio d'ordine, viene colpito da malore".

(3) Poco dopo la morte di Roncagli, in una lettera datata 14 aprile 1966  Piero Secchia scrive a Bergonzini, storico della Resistenza emiliana,  per rievocare le prime riunioni cospirative contro gli occupanti nazisti da lui organizzate, e - riferendosi a quella tenuta il 12 o 13 settembre 1943 a Firenze - ricorda che erano presenti, insieme a quello che divenne poi un eroe della Resistenza fiorentina, Senigaglia, anche Leonida Roncagli e Giuseppe Rossi (BERGONZINI 1980,71).

Referenze:

Pietro ALBERGHI, Partiti politici e CLN, BA:De Donato, 1975

Luciano BERGONZINI, La Resistenza A Bologna - testimonianze e documenti, V, BO:Istituto per la Storia di Bologna, 1980
Leonardo FUSI, Le lotte mezzadrili nella provincia di  Firenze nel secondo dopoguerra  (agosto 1944-giugno 1947). tesi di laurea 99/00 Univ. di Firenze ( http://www.cgiltoscana.it/servizi/docume/files/tesi_fusi.pdf )

Miriam MAFAI, L'uomo che sognava la lotta armata, cap 6  ( in http://www.ercanto.it/uomo.htm)
Paolo SPRIANO, Storia del Partito Comunista Italiano, I-V,TO:Einaudi, 1967-75.

Tribunale Speciale per la difesa dello Stato - sentenze 1937-1943 (a c. di Adriano Dal Pont e Simonetta Carolini), MI:La Petra, 1980, II 

(1) Dizionario Biografico Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), a cura di A. Albertazzi, L. Arbizzani, N. S. Onofri. (in  http://www.iperbole.bologna.it/iperbole/isrebo/strumenti/R2.pdf)

 

 

.........................aggiorn. 01.12.04.............................