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IL COLORE GIALLO

Fatti nudi e crudi, questo mi spinge a scrivere queste poche righe, non per dare un esempio - non sono così esibizionista - ma solo per raccontare un’amicizia ‘particolare’.

Mausoleo di Mao - foto di Gilda Benazzi 2005

Sono una studentessa universitaria, studio lingue straniere a Bologna: inglese, cinese e giapponese sono le mie lingue. Questo mi porta a viaggiare molto: l’ anno scorso Giappone, quest’ anno Cina, e in passato gran parte dell’ Europa. Durante i miei viaggi è inevitabile conoscere nuove persone, di tutti i colori e di tutte le culture.Tra queste nuove conoscenze c è Bea, anzi Ben Yue, una ragazza cinese di 21 anni di Shanghai, niente di diverso da una qualsiasi ragazza italiana, anzi molto più disciplinata della sottoscritta. Le uniche differenze: occhi a mandorla e pelle gialla.

Bea ha deciso di venire a Bologna a studiare Farmacia, sa molto molto poco l’ italiano, ma soprattutto non aveva nessuno che l’ aiutasse. E’ arrivata in Italia il 30 agosto e non sapeva dove stare oltre che in hotel, e non era neanche sicura di essere accettata dalla facoltà - prima bisogna passare l’esame di ammissione ma per fare questo bisogna presentare almeno la ricevuta della richiesta del permesso di soggiorno. Ma come si fa se non si ha una residenza? Ma soprattutto come si fa se non si sa l’ italiano? Ho deciso di aiutarla, l’ ho ospitata a casa mia con la mia famiglia, e grazie a questo siamo riusciti a farle ottenere la famigerata ricevuta, non senza aver aspettato ore ovviamente. Sono sempre andata con lei nei vari uffici perché è quasi impossibile trovare anche solo qualcuno che sappia parlare un po’ di inglese. E poi lei è una gialla, non va trattata come una persona. Entravamo nei negozi cosi come due amiche normali e si vedevano occhi puntati come sui peggior criminali quando ci sentivano parlare in cinese.

A Bea però non mancava la buona volontà, studiava giorno e notte  per l’esame e non si scoraggiava nemmeno quando tornavamo da ore di attesa per avere il permesso di soggiorno,o quando le prendevano le impronte digitali come se fosse una criminale.

Il 20 settembre Bea ha dato l’esame ed è stata ammessa.Sono riuscita anche a farla entrare nel Collegio di Cina di Bologna, un organo nato proprio per ospitare studenti cinesi.

Questa è una storia a lieto fine, per ora, finché non vedrà con i suoi occhi cosa significa essere cinesi in Italia o comunque avere la pelle di un altro colore o peggio ancora gli occhi.

Prima di giudicare le persone bisogna conoscere le loro storie, e gli immigrati sono persone come noi, ci sono le erbe buone e quelle cattive come ci sono gli italiani seri e i delinquenti.

Io sono una delle poche che può dire di avere un’amica cinese.

Gilda Benazzi

 email 22 settembre 2005

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