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Le recenti condanne a morte di tre dirottatori cubani impongono una riflessione sul tema della pena di morte - Pena che noi per principio rifiutiamo. Contro la condanna a morte l'Italia si è battuta già con Beccaria, e bisogna ricordare che la Repubblica Romana (con il contributo teorico e pratico di Mazzini e Garibaldi) nel 1949 fu il primo stato sovrano a scrivere nella propria costituzione l’abolizione totale della pena di morte. In questo senso appoggiamo il Comitato 3 luglio 1849 che, ispirandosi alla tradizione libertaria ed abolizionista del nostro Paese, si batte contro la pena di morte e per il rispetto dei diritti  umani indicati agli articoli  2 – 21 della Dichiarazione Universale (vedi  http://www.mhumphrey.com/comitato ). 
D'altra parte la "condanna a morte" per Cuba come stato non-capitalista era stata di fatto decisa dagli USA fin dagli anni '60 (dal fallito attacco "Baia dei porci") ed è oggi all'ordine del giorno secondo la teoria di Bush-Rumsfeld sugli "stati canaglia" (secondo questa teoria né l'ONU né il diritto internazionale possono costituire un limite per la politica estera americana). Per informazioni e  approfondimenti:  www.italia-cuba.it.  Per comprendere  la situazione cubana, risulta illuminante la presa di posizione di Gianni Minà, che apparirà sul prossimo numero di LATINOAMERICA.

Sul tema della difesa dei diritti a livello individuale e internazionale intendiamo proporre ai partiti di Centro sinistra e a Rifondazione Comunista un dibattito, che potrebbe avere luogo proprio in occasione della costituzione del Forum per la PACE, proposto in piazza lo scorso 12 aprile.

Abbiamo anche sostenuto pubblicamente il nostro appoggio alla legittima Repubblica di Cuba nella manifestazione romana del 28 giugno.